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Antonello Papagni: Visti da qui | Recensione | Primo Ascolto

Il cantautore pugliese Antonello Papagni ha rilasciato lo scorso 8 novembre “Visti da qui”, il suo album di debutto da solista. Un long play contraddistinto da una delicatezza del suono e una veridicità dei testi, che allo stesso tempo ci proietta tra le nuvole e ci fa rimanere con i piedi saldamente a terra: un progetto la cui peculiarità è il fatto di essere concepito come se fosse un’unica lunga storia cantata.

“La valle” ci introduce al disco e ci ricorda una ninna nanna fantastica, che ci immerge in un mondo bucolico mentre la voce di Papagni ci culla; con “Good Vibrasao” entriamo in un mood totalmente diverso, molto vicino alla bossa nova, in cui l’artista prova ad infonderci la serenità scaturita dalle vibrazioni che percepiamo dalle chitarre e dalle percussioni, che ci trasportano in luoghi bellissimi e colorati, lasciandoci con un sorriso sulle labbra appena accennato, che dura fino alla fine della canzone. “Nulla nella culla” racconta una quotidianità ritmata: “non mi va di fare nulla, lasciatemi dormire in questa culla”, racconta l’artista con la leggerezza che lo contraddistingue, trasmettendoci un disagio che conosciamo bene. Quante volte anche noi ci siamo ritrovati stesi sul letto, a fissare il soffitto, con la pioggia che bagna le nostre persiane ed il pensiero di uscire di casa che ci fa sentire male?

Nemmeno il tempo di rifletterci che “Onde in bilico” ci colpisce di nuovo: l’introspezione di Papagni e la sua totale trasparenza nel raccontare i propri sentimenti e sensazioni fa vacillare l’emotività dell’ascoltatore, forse proprio in attesa della “lei” descritta in “Piani ridicoli”. Raggiungiamo la nostra pace con “Tutte le foglie del mondo”, che potremmo benissimo utilizzare come sottofondo di una seduta di meditazione per riconnetterci con la natura mentre “Non siamo sempre angeli” ci accompagna, di nuovo, alla vita reale.

Una buona prova per Antonello Papagni, che con “Visti da qui” ci sussurra la sua anima e ci accompagna dall’autunno alla primavera:  riconnetterci al il nostro “io” interiore non è mai semplice, ma rimane comunque necessario.

Traccia preferita: Nulla nella culla

 

TESTI
3.5/5
MUSICA
3.5/5
ORIGINALITA'
3.5/5

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