- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 31/05/2023

A Baby Gang piace provocare il pubblico con i titoli dei suoi dischi: dopo “DELINQUENTE” è la volta di “INNOCENTE”, album uscito in seguito ad un periodo turbolento per l’artista a causa di una lunga storia di problematiche legali, in cui i guai con la giustizia l’hanno portato ad una sentenza di 4 anni e 10 mesi per una rapina a mano armata compiuta nel luglio del 2021.
Sembrava ci saremmo dovuti dimenticare del rapper per un po’ di tempo – musicalmente parlando –, invece dopo appena venti giorni di condanna è stato scarcerato e mandato ai domiciliari in una comunità riabilitativa, per cercare di intraprendere “un serio processo di rielaborazione dei propri trascorsi criminosi”. Ma quale modo migliore di mettersi a nudo, se non con la musica?
Scherzi a parte, “INNOCENTE” non è l’album della redenzione, tutt’altro, ma mette in mostra un Baby Gang che nonostante tutto, in questi anni, ha preso coscienza delle proprie capacità, si è fatto notare dai pezzi grossi del rap italiano ed è riuscito ad inserirli tutti all’interno di quello che è il lavoro più importante della sua carriera, finora.
In “Cella 4” traspare come la sua condizione di disagio sia considerata un vanto quando si tratta di rap, ma allo stesso tempo il motivo di tante decisioni sbagliate. Nel disco, però, c’è una continua ambivalenza tra il sentirsi un criminale e dichiararsi non colpevole: in “Que Lo Ke” Baby afferma “Yo no soy delincuente / Chiuso: Mery Per Sempre”, peccato che il brano successivo si chiami “Tony Montana” – e di cosa parla ve lo lasciamo immaginare.
“Gustavo” con Lacrim è un ottimo modo per sfruttare un ospite straniero, e rimanendo in tema è impossibile non citare “Reggaeton” con Baby K – la traccia di cui nessuno aveva bisogno – e “Tiffany” con Ghali che porta sonorità inedite per Baby Gang, il quale ha comunque dimostrato di sapere rappare su diverse sonorità e di essere, ad ogni occasione, un bravo intrattenitore.
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Tags: Baby Gang, INNOCENTE, rap italiano, recensione