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Baustelle: Elvis | Recensione | Primo Ascolto

I Baustelle sono tornati: 5 anni dopo l’ultimo (doppio) progetto insieme, il gruppo formato da Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Bastrini ha pubblicato il suo nono album in studio, dal titolo “Elvis”.

La “rifondazione” della band, come definita da Bianconi stesso, riparte da un approccio in pieno stile da sala prove: ciascun brano nasce dalla collettività e l’attitudine si fa più rock che mai, proprio come alle loro origini.

Non è comunque la prima volta che il gruppo cambia quasi completamente registro: tra le sonorità a tratti orchestrali di “Fantasma” e la dominante componente elettronica di “L’amore e la violenza vol.1 e 2” c’era praticamente un abisso nel mezzo.

Magari l’effetto iniziale potrebbe risultare strano, specialmente per i fan di lunga data. Eppure, ascolto dopo ascolto, ci convince sempre di più questa volontaria “involuzione” (cronologicamente parlando) della melodia, piena di chitarre e strumenti che rimandano alla purezza del genere di cui Elvis, non a caso, è noto come “The King”.

La solita genialità del gruppo emerge a partire dal concept stesso di “Elvis”. Anziché ricordarcene la gloria, i Baustelle prendono ispirazione dal periodo di massima decadenza della star americana, “scomposta” in più personaggi, sfigati e tutt’altro che celebri: Paola e Marco, due ragazzi schiavi della massificazione del divertimento, come narrato in “Andiamo ai rave”; la drag queen “Jackie”, la cameriera eterna sognatrice di “Los Angeles”, gli intolleranti “Betabloccanti cimiteriali blues”; il ragazzo che s’innamora di una ballerina del “Gran Brianza lapdance asso di cuori stripping club”; infine, la povera suicida di “Cuore” – interpretata magistralmente da Rachele.

Si discostano da questo filone “Contro il mondo”, “La nostra vita”, “Milano è la metafora dell’amore” e “Il Regno dei cieli”, seppur rimanendo fedeli allo stile testuale baustelliano: stravagante, polemico al punto giusto e mai banale, neppure quando si affrontano temi dal cliché facile, quali l’amore o la religione.

“Elvis” ci permette di aggiungere un ulteriore pregio a questa lista: senza tempo. Sarebbe potuto uscire sia nel 1970 che nel 2040, nessuno avrebbe battuto ciglio.

Traccia preferita: “Los Angeles”

TESTI
4.2/5
MUSICA
3.7/5
ORIGINALITA'
4.2/5

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