Cancun, nome d’arte di Giovanni Scardinia Cellamare, è un rapper classe 1999 della zona Ovest di Milano. La sua carriera è cominciata solo nel 2019 ma in poco tempo si è fatto conoscere tramite alcuni singoli come “La Colombiana”, “Salvador” e “Ancora lì”, assieme a Shiva. Dopo aver fatto circolare il suo nome tra i pezzi da 90 del rap italiano, ora è giunto il momento dell’EP omonimo, il primo della sua carriera.
La prima cosa che salta all’occhio sono i nomi coinvolti: Lazza, Guè, Emis Killa, Baby Gang e Shiva: mica male per un emergente. Chiamare ospiti del genere è spesso un’arma a doppio taglio: se da un lato la visibilità del prodotto aumenterà, dall’altro si sente la differenza di esperienza.
Questo è un peccato, perché nelle tracce in cui è da solo, Cancun dimostra di sapere rappare decentemente e di riuscire a coinvolgere l’ascoltatore. In “Cosa ne pensi di me” racconta delle sue origini messicane (da qui il suo nome d’arte), la voglia di cambiare in positivo e le difficoltà nel farlo effettivamente. “Chissà come sarà” prosegue sulla stessa linea, difatti l’artista si chiede come sarebbe la sua vita se avesse preso decisioni migliori.
Se fin qui le critiche da muovere sono poche, il discorso cambia con gli altri brani. La disparità con due fuoriclasse come Guè e Lazza in “Compare” è evidente fin dall’inizio dei rispettivi versi; lo stesso discorso vale anche con Emis Killa in “Vengo da dove” e “Ancora lì” con Shiva.
“Charité” con Baby Gang è un discorso leggermente diverso: il rapper di Lecco usa un linguaggio e una tecnica semplici, più vicini allo stile di Cancun, per cui il brano suona meglio rispetto agli altri per affinità stilistica.
“Cancun” non è il miglior esordio possibile: essere oscurati per metà disco non giova all’immagine dell’autore, soprattutto perché ha dimostrato di saper reggere bene le canzoni in singolo.