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Cinque chiacchiere con… Lamponi di Piombo

Abbiamo intervistato i Lamponi di Piombo, duo toscano disponibile sulle principali piattaforme streaming da poche settimane con il singolo d’esordio “Tritolo”.

Ciao, e benvenuti su Primo Ascolto.
C’è del mistero che aleggia sul vostro, interessante, progetto artistico : raccontateci chi sono i Lamponi di Piombo.

Lamponi di Piombo ha origini variegate e disperse un po’ per tutta l’Italia, ma prende una forma definitiva a Firenze nel febbraio 2020. Partendo da un nucleo storico di due elementi si espande man mano, cercando di coniugare esperienze fatte in oltre dieci anni di musica con interessi che vanno da i ritmi e atmosfere dance, alle esperienze maturate anni prima nei templi della musica indie britannica, il tutto con un comune interesse per la musica elettronica e una spiccata predilezione per la forma della canzone pop. Man mano che crescevamo e suonavamo l’idea di una “band” nel senso più rigido e classico del termine ci sembrava sempre più costrittiva e anacronistica. Così il gruppo si è lentamente trasformato in un “collettivo” che vede la collaborazione indiretta di persone provenienti da molti ambiti artistici: molti musicisti e tecnici ovviamente, ma anche vignettisti, disegnatori, comici, scrittori, attori, influencer e persino alcuni accademici e pensatori. L’intento è sempre mettere in musica in maniera semplice una serie di esperienze difficili e dolorose che tutti noi ci troviamo ad affrontare e che troppo spesso abbiamo difficoltà ad affrontare e metabolizzare.

State riuscendo a creare un misto di hype e curiosità tramite l’utilizzo di un alter ego, rappresentato sui social da un personaggio incappucciato: da dove nasce questa esigenza?

Il personaggio incappucciato si chiama Elle. Ci piaceva l’idea di presentarci mascherati innanzitutto per salvaguardare la nostra privacy. L’idea era di rappresentare un personaggio musicale che fosse stereotipato ma al tempo stesso originale; un tentativo per mettere sotto i riflettori la musica e le idee invece che la nostra faccia. È indubbio che oggi il music business viva soprattutto attraverso i social e sponsorizzazioni algoritmiche, portando a legare gli ascoltatori al personaggio, curandosi troppo poco della musica. Tra le particolarità di Elle c’è soprattutto la sua “non” particolarità: dai testi, sino allo stesso modo di cantare l’aspetto più significativo è che chiunque può esser un “Elle”. Da queste considerazioni nasce l’esigenza di preservare la nostra identità tenendo al centro ciò che fa il nostro personaggio e i suoi contenuti.

“Tritolo”, il vostro singolo di debutto, mette in mostra un vasto utilizzo di sonorità, ritmi e melodie, che risultano decisamente d’impatto fin dalle prime battute: quali sono, a livello prettamente musicale, i vostri modelli d’ispirazione?

L’unica prerogativa che abbiamo è quella di fare musica d’impatto, che sia orecchiabile, semplice ma mai banale. Citando un grande critico musicale degli anni ’70: “Plastic Pop, ma di gran classe”. Questo è quello che ci preme di più: siamo musicisti ed in ogni artista c’è una sorta di ambizione egocentrica nel volere che la sua musica arrivi a più persone possibili.
Le nostre ispirazioni vengono da tantissimi generi: certamente dal rock, che abbiamo suonato per tanti anni, ma anche dalla dance, dall’elettronica, da una certa corrente di musica indie, soprattutto britannico, dei primi del 2000 fino ai giorni nostri. Cerchiamo di fagocitare tutto quello che ci passa nelle orecchie e di avere riferimenti in tutto quello che ascoltiamo. Certamente tentiamo di importare ancora di più in Italia il pop rock britannico (Britpop), paese al quale siamo, musicalmente e non solo, molto legati, e la musica dance degli anni ’90 in una forma essenziale della canzone, portata avanti con pochi accordi ma con strutture articolate e che si intrecciano in dei tentativi quasi orchestrali. Basi semplici e sonorità complesse e articolate per rendere accattivante il risultato è un po’ il nostro motto.

Quale sarà invece la costante emotiva dei vostri lavori? In “Tritolo” c’è sentimento, ma anche sottile sarcasmo.

La costante emotiva dei nostri lavori non esiste poiché semplicemente non esiste una vera e propria costante emotiva per nessuno: le canzoni che verranno sono e saranno segnate dalle esperienze del momento. Certamente, essendo alcune di queste state composte in un periodo a dir poco complesso, emotivamente parlando, per i membri del gruppo, c’è una certa continuità: quasi come un racconto.
Siamo arrivati alla pandemia del marzo 2020 con il peso di una serie di relazioni tossiche alle spalle che avevano prosciugato la nostra creatività e la nostra voglia di fare musica da ormai troppo tempo.
Ci siamo sentiti in obbligo, prima di tutto con noi stessi, di buttare fuori tutto quello che avevamo tenuti dentro per anni: dopo un primo difficile momento, da blocco dello scrittore, è stato come abbattere una diga e le storie ci hanno travolto come un fiume in piena, facendo nascere più canzoni anche nello stesso giorno.
In tritolo c’è sentimento nonostante sia una storia d’amore sofferta, ma anche del sottile sarcasmo, perché è un modo per proteggersi che tutti noi utilizziamo. È come recitare la parte del clown triste, fuori sorridi ma dentro ti spegni ogni giorno di più: riderci e farci battute è un modo per non farlo scoprire agli altri e per tentare di esorcizzare le tue paure. “No guarda c’ho il mio gatto e molte cose da studiare”, ad esempio, è sicuramente più una battuta da sitcom che da testo di una canzone d’amore: eppure, sono sicuro che molte più persone di quante si possa pensare si sono trovate faccia a faccia con una “scusa” come questa, o comunque molto simile. C’è sempre tanta verità nell’ironia a ben guardare.
Sfortunatamente, per l’autore, è appunto una frase tratta da una storia vera.

A proposito di lavori, cosa dobbiamo aspettarci dal futuro a breve termine dei Lamponi di Piombo?

Dopo l’uscita di “Tritolo” ci siamo subito rimessi a lavoro, i prossimi singoli e progetti futuri sono quindi work in progress. Possiamo dire che prima dell’estate pubblicheremo un secondo singolo. Qualcosa di meno “dance”, un po’ più intimo e delicato per una conoscenza più approfondita del povero Elle.
Sono in fase di lavorazione anche alcune cover di pezzi che abbiamo nel cuore, però, e la cosa ci sta divertendo moltissimo (pregando che i veri autori non vengano a prenderci sotto casa). Per noi quella di riarrangiare alcuni brani che ci hanno segnato secondo il nostro stile è un po’ una scommessa e un esperimento per vedere come si può evolvere la musica di questa decade 20 appena iniziata.
In futuro di sicuro ci piacerebbe raccogliere alcuni brani in un LP.
Probabile Titolo? Semplice: “LP, come Lamponi di Piombo”.

 

BIOGRAFIA
 
Lamponi di Piombo è un esperimento dalle origini complicate: dalla Liguria alla Calabria, dal Veneto alla Sicilia, ci si ritrova nelle vie di Firenze, dove la band nasce ufficialmente nel febbraio 2020 con l’intenzione di coniugare le esperienze musicali più variegate. Dai ritmi e dalle atmosfere dance, alle esperienze maturate anni prima nei templi della musica indie britannica, il tutto con un comune interesse per la musica elettronica e una spiccata predilezione per la forma della canzone pop. Ovviamente, con la fortuna che si ritrovano, meno di un mese dopo il mondo è scosso dalla pandemia, che li separa e li disperde rendendo difficile la scrittura dei primi brani. Dai metodi di registrazione più disparati e dagli strumenti più assurdi, durante il primo lockdown, prende forma, insieme ad altre canzoni, il loro primo singolo. Tritolo, pubblicato il 5 Marzo 2021, è l’inizio di una storia in vari atti che porterà a conoscere Elle, la maschera protagonista, il suo mondo, le sue paure e le sue emozioni, che sono poi quelle che ognuno di noi deve affrontare. Per lui e per la band la musica è due cose (scordate il classico “bisogno di esprimere l’arte che ho dentro”): un mezzo per riempire il baratro dell’autostima grazie al palco e un tentativo per cercare di elaborare e sintetizzare la nostra evoluzione quotidiana.

 

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