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Cinque chiacchiere con… LOTUS

Abbiamo intervistato la giovane Lotus (al secolo Giulia Marcuzzi), fuori da una manciata di giorni con il singolo “Aspetto solo un luogo“.

Ciao Giulia, partiamo subito con una domanda piuttosto personale. Leggendo la tua bio si apprende di come la tua adolescenza sia stata contraddistinta da una forte passione nei confronti della musica, predilezione da cui ti sei temporaneamente allontanata per qualche anno. Cosa ti ha fatto tornare sui tuoi passi?

In realtà non mi sono mai allontanata veramente dalla musica. È vero che durante l’esperienza in Germania ho cercato poche occasioni per cantare, ma ero in una fase particolare della mia vita. Tuttavia, già durante la prima settimana di lezioni all’università, iniziai a cercare informazioni sugli esami di ammissione ai Conservatori tedeschi. Nell’immediato erano tutti al di fuori delle mie competenze, ma in quel frangente mi ripromisi che, una volta concluso il mio percorso universitario, mi sarei dedicata seriamente alla musica. In ogni caso è proprio in quel periodo che ho iniziato a scrivere tanto: poesie, bozze di canzoni e riflessioni. Sapevo che, prima o poi, quelle parole sarebbero diventate canzoni vere e proprie. Dopo essermi laureata e già con un lavoro, mi sono resa conto di provare un’insoddisfazione di fondo ed ero perfettamente consapevole che tutto ciò era dovuto al fatto che non mi stavo dedicando alla musica. Così ho deciso di partire per Roma e a Roma è nata Lotus.

Lo stile che hai utilizzato fino ad ora è implicitamente autobiografico, ed è facile immedesimarsi nei tuoi testi: quanto pesa, al giorno d’oggi, il valore delle liriche in un brano?

Credo che le liriche abbiano un grande valore, soprattutto nella musica italiana. È facile cadere nella banalità ed è quindi essenziale trovare un modo personale ed originale di esprimersi. Per esempio trovo che nelle canzoni inglesi di successo non ci sia spesso questa spasmodica ricerca del bello nella parola. Anche l’arrangiamento sta acquisendo un’importanza diversa, ci sono sempre più strumenti che entrano in gioco e spesso si ricorre all’elettronica per rendere il pezzo ancora più unico e sui generis.

Con “Mente” ci hai stregato (guadagnandoti l’ingresso nella nostra playlist mensile “Top 30 – Emergenti”), e gli oltre 10K streaming ottenuti su Spotify dimostrano che in tanti hanno apprezzato il tuo stile: quanto è difficile emergere facendo leva solo sulle proprie forze?

È ancora presto per darti una risposta chiara a questa domanda. Il mio progetto è uscito da soli due mesi e certamente questo non è il periodo migliore per lanciarsi nel mondo musicale. Sicuramente in generale è difficile ottenere grandi risultati immediati, è importante perseverare. È anche vero che c’è tanta “concorrenza”, ma piano piano avrò modo di farmi conoscere, sperando di poter suonare dal vivo il prima possibile. Ho ricevuto tantissimi apprezzamenti per “Mente” e di questo sono estremamente felice e mi sprona ancora di più a continuare.

Hai vissuto tre anni in Germania, paese tanto vicino quanto culturalmente diverso da noi: hai avuto modo di captare come si approcciano i tedeschi alla musica?

Io ho vissuto in una città piccola, quindi non in una realtà paragonabile a Roma. Eppure non sono mai mancati i festival musicali e anche di concerti dal vivo nei locali c’è sempre stato l’imbarazzo della scelta. In Germania la musica svolge un ruolo fondamentale ed è tenuta molto in considerazione. Tuttavia in quel periodo non ho avuto modo di cimentarmi concretamente con la realtà cantautoriale tedesca, quindi non sarei in grado di fare un vero e proprio confronto.

Chiudiamo con una domanda che speriamo possa essere di buon auspicio: come proseguirà l’evoluzione artistica di Lotus, e che programmi hai per il futuro?

Tra poche settimane tornerò in studio per registrare le voci delle ultime canzoni dell’album che uscirà all’inizio del 2021. Sono molto soddisfatta perchè trovo che quello che abbiamo creato in questi mesi mi rispecchi perfettamente e sono davvero felice di aver trovato il mio stile musicale, anche se credo che non mi mancherà mai la voglia di continuare a sperimentare.

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