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Cinque chiacchiere con… Under Changeover

Abbiamo interistato Adriano Iiriti aka Under Changeover, artista italo-scozzese fuori da pochissimi giorni con il nuovo album “Finding You“.

Ciao Adriano, benvenuto su Primo Ascolto.
“Finding You” arriva dopo un lungo percorso artistico: cosa ti ha spinto, nel tempo, a passare da una dimensione musicale classica ad una prettamente elettronica, e quali pensi che siano i punti in comune tra queste due realtà?

Dopo i miei studi al conservatorio sentivo l’esigenza di scrivere musica mia personale, ho iniziato scrivendo al pianoforte ma percepivo che nonostante avessi uno stile d’interpretazione e di scrittura il sound non mi rappresentava. Così ho iniziato ad implementare registrazioni personali di field recording, andando avanti ho capito che avevo molte più scelte di carattere sonoro attraverso l’elettronica, potevo plasmare i suoni e registrare esattamente le melodie che avevo in testa. Trovo punti in comune fra questi due mondi personalmente nell’atteggiamento, ho un approccio da composizione con i miei synth proprio come l’avevo quando suonavo il pianoforte.

Il tuo percorso artistico si è sviluppato spesso nei dintorni della bella Lugano, città ricca di suggestioni e d’immagini assai poetiche. C’è un luogo in particolare a cui sei affezionato (musicalmente parlando)?

Sono molto affezionato alla zona dove avevo il mio vecchio studio di registrazione che si trovava poco fuori da Lugano e immerso completamente in un bosco con la montagna vicina. Ho passato anni a svegliarmi ed andare a letto sempre con il respiro degli alberi.

“Finding You” è un album interessante sotto diversi punti di vista, ma qual è l’aspetto che ti ha più coinvolto/commosso e che ti ha aiutato soprattutto a incidere l’intero album?

L’idea e approccio iniziale è stato appunto quello di ricercare, anche con molta perseveranza, la mia personale identità sonora. Per fare questo ho dovuto abbattere certi preconcetti sia teorici, stilistici e barriere di genere per affrontare questo viaggio. Mi ha emozionato molto durante tutta la fase di creazione/registrazione dell’album scoprire dei suoni e delle melodie che le sentivo completamente personali. Essendo così sincero verso me stesso in questo processo spero di arrivare in egual modo anche a chi mi ascolta.

Un aspetto fondamentale del tuo comporre musica elettronica è la trasformazione e la ricerca. Dove pensi che ti porterà questa tua continua indagine?

Questa trasformazione spero mi aiuterà a migliorare come musicista e non rimanere mai fermo su un determinato modo di fare musica, mi piace l’idea di riuscire a convogliare aspetti di diversi generi all’interno dei miei progetti. Mi è sempre rimasta impressa una frase che disse Miles Davis: “You need to play a lot of times before you sound like yourself”

Considerato il periodo piuttosto nefasto sicuramente ti manca l’esibizione live, soprattutto se consideriamo i numerosi show a cui hai partecipato in passato: pensi che ci sarà spazio in questo 2021 per proporre dal vivo il nuovo album?

Credo che stiamo vivendo tutti un momento storico di forte impatto, il mio desiderio è di riuscire ovviamente a suonare il più possibile quest’anno, ci sono già diverse date confermate. In ogni caso credo sia giusto che tutti i musicisti facciano uscire musica ugualmente anche se non possono suonare live in questo momento.

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