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Clementino – ATM [RECENSIONE]


Una delle critiche mosse dal pubblico al rap napoletano degli ultimi anni, è il fatto di essere diventato troppo gangsta. Influenzati sicuramente dal successo di Gomorra, i rapper partenopei hanno capito come catturare l’attenzione, esaltando in alcuni casi la violenza che è insita nella città.

Clementino è una mosca bianca in questo caso: il successo derivante dalla sua partecipazione a show televisivi come The Voice Senior hanno messo in evidenza la spensieratezza dell’artista, sempre con la battuta pronta e lontano da certe dinamiche discografiche.

“ATM” anticipa “Black Pulcinella” – settimo disco di Clementino – ed è un ritratto comico della società odierna: l’ossessione per i soldi, il covid, il qualunquismo di certi politici e le loro scelte impopolari. È difficile affrontare argomenti così complessi in maniera semplice e divertente, ma questa è la peculiarità del rapper di Nola.

La produzione di LDO, inoltre, alleggerisce ulteriormente l’atmosfera, grazie ad un ritmo accattivante e un loop giocoso che permettono all’artista di deliziarci con i suoi eccelsi giochi di parole, mescolando sapientemente il dialetto napoletano e l’italiano.

Fin dai tempi di “Napolimanicomio” Clementino ha utilizzato le due lingue per costruire un rap unico e personale, arrivando a un pubblico vasto già da prima della firma con la major. Fortunatamente questo stile non è stato abbandonato negli anni, anzi è stato rafforzato, e ora è impossibile non riconoscere un brano dell’autore fin dai suoi primi istanti.

“ATM” non è un singolo rivoluzionario, ma racchiude al suo interno l’essenza di uno dei personaggi inconfondibili del rap italiano. Clementino dà il meglio di sé quando decide di condire le strofe con la satira: il suo umorismo pungente gli consente di criticare la società senza appesantire le rime, inserendosi così tra quella schiera di artisti – come Fabri Fibra – capaci di veicolare messaggi di spessore in canzoni all’apparenza leggere.

TESTI
4/5
MUSICA
3.7/5
ORIGINALITA'
4.5/5

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