- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 14/04/2021

Un album che racchiude la solitudine contemporanea, quell’incapacità di sentirsi parte integrante di un tutto frammentato tra sentimenti, città, provincia, passato e futuro. Fausto e Francesca, in arte Coma Cose, ci portano in una sospensione canora e musicale che accompagna la descrizione del quotidiano in una chiave simbolica.
Ai Coma Cose importa dell’amore ma anche di altre duemila cose di cui non importa niente.
Melodico ed elaborato, “Nostralgia” è la chiave di lettura personale di un sentimento complesso, ricco di sfumature umane e impalpabili come l’album che lo racchiude. L’atmosfera è cosiddetta dreamy pop, un rimando agli anni 2000 quasi estranea alla realtà, e “Discoteche abbandonate” è il riassunto perfetto della natura umana: scheletri di cattedrali abbandonate, nell’attesa che tempo perdoni tutto, amore e sofferenza, vuoto e assenza.
Arrangiamenti mai banali accompagnano due voci complici che non invadono la scena, ma la descrivono sulla base di una lettura personale e rielaborata: avete presente quella nostalgia strana che ti sale quando guardi qualcuno che ti rende felice ma allo stesso tempo ti fa esplodere di tristezza perché sai che quel momento non tornerà più? Come un inverno che è soltanto un’estate che non ti ha conosciuto “(Fiamme negli occhi”).
Sette tracce complementari, senza eccessivi colpi di scena ma molto riflessive, che racchiudono il mito di una generazione: “Zombie al Carrefour” è l’inno alla normalità, al bisogno di fare qualcosa di buono, di normale.
Una favola urbana che cerca l’incontaminato, la lontananza dall’essere comprati e addomesticati.
I Coma Cose vogliono essere come i lupi: liberi.
TRACCIA PREFERITA: Fiamme negli occhi
Tags: Coma cose, Nostralgia, recensione