- per Antonio Contu'
- in Novità
- on 03/10/2023

Probabilmente la maggior parte di voi si ricorda dei Tropea grazie alla tenace esperienza del quartetto ad X-Factor, ma in realtà il percorso della band milanese ha radici più profonde.
Sono ben sei anni, infatti, che Pietro, Domenico, Lorenzo e Claudio condividono lo stesso palco e le stesse emozioni, senza però sfociare in quello che, per molti, è il punto di partenza di una carriera: il primo album. I Tropea, infatti, fino ad oggi non hanno mai avvertito tale necessità: ci penserà “Serole“, in uscita il prossimo gennaio, ad invertire questa tendenza.
Abbiamo approfittato dell’uscita del loro nuovo singolo “Gallipoli” per fare qualche domanda ai ragazzi, pronti ad un nuovo capitolo della loro intensa avventura artistica.
Ciao ragazzi, benvenuti su Primo Ascolto.
Ciao a voi, grazie mille di averci invitato.
È uscito “Gallipoli”, il nuovo singolo: possiamo considerarlo una provocazione nei confronti dell’arrivismo?
E’ sicuramente una provocazione. Una provocazione che lanciamo a noi stessi, e che vogliamo condividere con il mondo esterno. La canzone parla di ambizioni più che di arrivismo, con uno sguardo malinconico e autoironico. Abbiamo visto, vissuto, il sentimento della contraddizione e abbiamo cercato di restituirlo con “Gallipoli”.
Il brano anticiperà l’uscita del vostro primo long play, dopo ben sei anni di onorata attività. Ci sono dei motivi che si nascondono dietro questo lungo periodo di gestazione?
Non ci sono motivi particolari sul perché abbiamo aspettato 6 anni. Dal 2017, non ci siamo fermati un attimo, a parte quando tutto il mondo si è fermato. Abbiamo vissuto tantissime fasi, ci è sembrato il momento giusto per cercare di restituire uno scatto, una fotografia di quello che siamo davvero, che sound ci piace e di quello di cui vogliamo parlare. C’è tanta urgenza in questo disco, forse anche per via di questo tempo di attesa così lungo, ma c’è anche dolcezza, amarezza e malinconia.
Nonostante questo siete comunque i primi tra i partecipanti alla scorsa edizione di X-Factor a rilasciare un album. Avete mantenuto i contatti con qualche giudice o concorrente della scorsa edizione?
Sì certo, ci sentiamo spesso con Ambra, e poi abbiamo stretto con tutti i concorrenti e ci vediamo spesso con quelli che vivono a Milano, I Santi, Lucrezia, Matteo. Ma anche svariate persone dello staff! Alla fine si diventa una grande famiglia, è inevitabile.
Cosa di quell’esperienza ha giovato maggiormente ai Tropea?
Sicuramente le montagne russe di emozioni che sei costretto a vivere, tutti i sentimenti sono amplificati e la pressione è tale da poterti schiacciare e farti crollare. Ma soprattutto essere se stessi, non si direbbe ma quel tipo di programma ti insegna letteralmente ad essere te stesso senza snaturarti o fingere, perché nel momento in cui lo fai, sei immediatamente fuori.
Dopo l’uscita dell’ EP “Might Delete Later” avete abbandonato l’utilizzo della lingua inglese, che aveva caratterizzato le vostre release precedenti. Vi siete mai pentiti di questa scelta?
In realtà non l’abbiamo abbandonata! Dipende dai brani, i primi lavori erano solo in inglese, ma ad un certo punto, se suoni in Italia, devi prendere in considerazione la lingua italiana. Ma nel disco sono presenti brani completamente in inglese e misti.
È stata un’estate piuttosto importante a livello di live: il concertone del Primo Maggio a Roma può essere considerato il più significativo della vostra carriera?
È stato un bel tour, si, suonare al primo maggio è stato unico ed un grandissimo privilegio, ma non il più significativo. Spesso le cose più importanti succedono in luoghi e situazioni insospettabili.
Come dicevamo in apertura siamo ormai a ridosso della pubblicazione del primo album. Prima di salutarci vi chiedo: quali sono le aspettative che riversate in questo importante progetto?
Una volta che condividi un lavoro intimo e personale con l’esterno non puoi che affidarlo alle persone, e sperare che ci sia un incontro, una corrispondenza. La nostra aspettativa è questa, e poi non vediamo l’ora di suonarlo dal vivo.
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