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Dargen D’Amico – Dove si balla [RECENSIONE]

I rapper hanno ormai conquistato il pubblico di Sanremo, tuttavia il rap non ce l’ha ancora fatta. Finora gli artisti hanno portato canzoni che con il genere hanno poco a che fare, avvicinandosi alla musica pop nostrana.
Il caso di Dargen D’Amico però è particolare: fin dai tempi di “Musica Senza Musicisti” (2006) le sperimentazioni hanno caratterizzato il personaggio, e ad ogni nuovo progetto la black music ha ricoperto un ruolo sempre meno rilevante.

Dalle collaborazioni con i Two Fingerz a quelle con Fedez, il pop e la dance hanno catturato completamente Dargen, e i tempi in cui rappava senza sosta e in maniera articolata assieme a Jake La Furia e Guè rimangono solo lontani ricordi.

“Dove Si Balla”, dunque, non è un tentativo fiacco di entrare nel circuito della musica leggera, ma è il frutto di un percorso iniziato da oltre un decennio dove le uniche caratteristiche rimaste invariate dell’autore sono la comicità e la voce inconfondibile.

Il singolo presentato all’ultimo Festival della canzone italiana utilizza sonorità dance e un ritmo martellante in grado di catturare l’attenzione del pubblico e di ignorare le frecciatine sullo stato della musica nel nostro Paese da quando è in corso la pandemia (“Che brutta fine, le mascherine / La nostra storia che va a farsi benedire / Ma va’ a capire perché si vive se non si balla”).

La capacità di Dargen di nascondere messaggi importanti all’interno delle strofe è invidiabile e col tempo si è affinata molto, permettendogli di comporre brani come questo in cui il reale significato viene celato in mezzo a un fiume di parole all’apparenza scollegate. “Dove Si Balla” forse non sarà il miglior biglietto da visita dell’autore, ma è sicuramente un brano che gli permetterà di dare una scossa alla sua carriera e di renderlo, per una volta, protagonista.

TESTI
3/5
MUSICA
3.2/5
ORIGINALITA'
3.5/5

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