- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 27/11/2021

S’intitola “Invisibile” il debutto discografico di Deci, rilasciato lo scorso 12 novembre e scritto dall’artista assieme al compositore Andrea Amati, uno dei più noti parolieri nostrani.
Un brano caratterizzato da sonorità variegate, urban ma tendenti alla dance e con il piano protagonista; il testo, invece, racconta a cuore aperto il disagio esistenziale vissuto dall’artista durante il lockdown: dopo un inizio in cui viene brevemente ripercorso il benessere antecedente a quel periodo, Deci esterna l’improvviso senso d’inadeguatezza provato sulla propria pelle. L’artista descrive quel sentore, in prossimità del ritornello, come una “gabbia invisibile”, ulteriormente inasprita dalla solitudine imposta dal particolare periodo storico: emerge così tutta la fatica nell’ottimizzare il proprio tempo e nel fingere di stare bene, lasciando trasparire una sensibilità che viene acutizzata dalla fragilità emotiva di Francesco (vero nome di Deci). Fortunatamente la storia avrà un lieto fine, certificato nell’ultima strofa del pezzo: qui le liriche lasciano intendere piuttosto esplicitamente di come l’artista sia riuscito, in maniera graduale, a riprendere in mano la propria esistenza, trovando il giusto equilibrio tra i propri pensieri ed il mondo circostante. Merito, soprattutto, della passione per la musica, unica costante del percorso esistenziale di Deci già funestato dal passato.
“Invisibile” porta la nostra attenzione su un problema che tende ad essere sottovalutato: la pandemia in atto infetta non solo il corpo ma anche la psiche, che fatica ad attutire la paura del contagio e la galoppante crisi socioeconomica. Deci ha deciso così di mettere in musica la sua esperienza più intima, avvalendosi di un timbro vocale caldo ed accogliente che impreziosisce il messaggio che vuole trasmettere: seguiremo con interesse il percorso artistico di Francesco, la cui genuinità può rivelarsi la peculiarità più determinante.
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