- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 28/03/2023

“Un album con canzoni che hanno come filo conduttore la vita”: così Diodato definisce il suo quarto prodotto discografico “Così speciale”, che ci presenta un’anima nostalgica, quella dell’artista pugliese, che non ha paura di osare, ma senza uscire troppo dalle righe.
“Siamo tutti calzini spaiati, bucati e bagnati, ma convinti che siano quegli altri poi ad esser sbagliati”: con “Ci vorrebbe un miracolo” il disco apre con uno sguardo alla situazione attuale e, insieme a “Così speciale”, racconta la difficoltà di convivere con un mondo pieno di disperazione e solitudine, e ci sembra così normale ormai, che tutto quello che sentiamo di poter fare è proprio rimanere fermi, in attesa di una mirabilia che non sappiamo nemmeno da dove potrebbe arrivare.
L’emozioni espresse da Antonio vengono collocate all’interno di situazioni di vita vissuta, quando davamo per scontati gli affetti, le carezze, gli abbracci ed i baci, facendoci ritrovare in una gabbia autoimposta che ci teneva tutti lontani. Tenere ballad (massime esponenti sono “Ormai non c’eri che tu” e “Ci dobbiamo incontrare”) e brani timidamente ed apertamente pop (“Lasciati andare” e “Occhiali da sole”), con qualche accenno di alternative rock confusionario (i mix musicali di “Che casino” e “Se mi vuoi” ci lasciano piacevolmente stupiti) compongono un disco curato e maturo, presentandoci un Diodato sicuro di sé e di ciò che vuole trasmetterci.
“Buco nero” sembra quasi cantata da due persone diverse, con Diodato che nel ritornello spazia con la voce e nelle strofe racconta, duro e sincero, la verità: “a fatica cammino, a fatica respiro, vedo cose e le scrivo, sento cose che schivo”. “Vieni a ridere di me” chiude il disco, lasciandoci d’accordo con Diodato quando ci sussurra: “cambiare gusto va bene, ma certe volte è bello avere un porto a cui tornare”.
“Così speciale” conferma Diodato come uno degli artisti più interessanti nel panorama italiano: lontano dai riflettori si è preso il suo tempo, i suoi spazi, senza preoccuparsi troppo delle immagini o delle apparenze, per trasportarci in un loop emozionale unico.
Traccia preferita “Occhiali da sole”
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