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Dorian Nox ci racconta “Umani”, un viaggio nel mondo del rapper [INTERVISTA]

La nostra conoscenza con Dorian Nox risale a poco più di due anni fa, quando ci sottopose il suo album “Freddo” (accolto positivamente).
Da allora, nostro malgrado, sono cambiate molte cose: è cambiato il mondo, così come le persone che lo abitano, sempre più indisponenti nei confronti di una vita divenuta difficile.
Umani“, titolo del nuovo brano dell’artista, riflette le ripercussioni di un disagio esistenziale, raccontato dal flusso di coscienza di Dorian Nox che riversa nelle liriche la consueta cura.

Ciao Luca, benvenuto su Primo Ascolto.
“Umani”, oltre ad essere il tuo primo brano del 2022, sembra rappresentare una sorta di svolta nel tuo percorso artistico: la struttura metrica del pezzo ha meno peculiarità prettamente rap, mentre il sound risulta ancora più cupo di quanto mostrato in passato. Sono caratteristiche che ritroveremo sempre più spesso?

Ciao Primo Ascolto, grazie e benvenuti nel mio mondo!
Il mio percorso artistico è in realtà costellato di “svolte”, perché amo cambiare continuamente metriche e sound, pur mantenendo salda la mia impronta stilistica. Con “Umani” mi sono spinto in una struttura completamente nuova ed inusuale: puoi trovarci il rappato, il cantato, la cassa dritta, gli svuotamenti, le parti melodiche. Nei nuovi pezzi non mi dispiace inserire più parti cantate, per trasmettere vibrazioni che i testi veloci faticano a comunicare, ma le metriche del rap continuano a darmi la possibilità di esprimere dei contenuti più profondi, più “densi”. Il sound è apparentemente più cupo, ma in realtà a mio parere lo è meno di quello di “Freddo”. La cupezza di “Freddo” serviva a trasmettere proprio quella sofferenza, quel dolore inesauribile. Questa invece serve solo a dare profondità, a trasmettere un messaggio quasi solenne.

La cura delle liriche è la cosa che ci ha sorpreso maggiormente: ci racconti la genesi del testo e della produzione?

Cerco sempre di curare i miei testi in ogni dettaglio, abbandonandomi ad un flusso di parole che poi limo pazientemente.
“Umani” nasce in treno, senza cuffie, mentre scorro a basso volume tra i beat sul telefono. Ascolto questo, preso poco prima da SickBudd, e un’irrefrenabile voglia di scrivere mi assale. Voglio ascoltarlo meglio, così vado nella parte che collega i due vagoni e alzo il volume. Un flusso prende vita. La mia mano scrive, la mia anima detta.
E’ nata così: scritta tra persone con facce stranite, pendolari, volti che salivano e scendevano. È stata scritta a Foggia, Pescara, Ancona, Bologna, Milano. È stata scritta tra umani, per umani.
Per me era un viaggio nel viaggio, ma sapevo che tra la folla e tra quei finestrini in movimento stava nascendo qualcosa di mistico.
Era una scrittura frenetica, compulsiva, concitata, eppure era un periodo tranquillo della mia vita. Quel “ho male alla testa, nel buio mi pressa, mi farà la festa ma non mi interessa” che dà vita al brano, non sapevo ancora bene da dove scaturisse, perché in quel momento non avevo alcun male alla testa. Avrei capito solo dopo diversi mesi che quello era un messaggio in codice del mio inconscio, il quale mi stava anticipando che, da lì a poco, avrei incontrato la follia (e mi ha fatto la festa, per davvero). La mia testa mi avrebbe giocato brutti scherzi nei mesi successivi, facendomi incontrare prima il baratro e poi la redenzione.
“Umani” è questo, è il racconto di ciò che li governa: la stessa voce nella testa che comunemente chiamo “Pensieri”.
Ma da dove viene quella voce?
Se noi siamo coloro in grado di ascoltarla, come voi state ascoltando la voce che vi legge queste parole, allora chi è che la detta davvero?
Siamo il contenuto della nostra mente o la consapevolezza che c’è dietro?
Da questa scoperta nasce “Umani”.


“Freddo”, il tuo ultimo album, ha visto la luce poche settimane prima dell’esplosione della pandemia. Quanto ha influito questo nefasto periodo sul processo creativo delle tue ultime release?

Moltissimo. Per tirare fuori “Freddo”, un progetto completamente indipendente, ci ho buttato sangue e sudore. Avevo in programma di portarlo in giro con dei live, anche perché avevo da poco aperto il concerto di Mezzosangue con più di 5 mila persone entusiaste sotto il palco. Ero carico, volevo portare il “Freddo” ovunque. Neanche un mese dopo però c’è stata la pandemia e la paralisi del settore musicale. Questo devo dire che mi ha scoraggiato molto. Ho abbandonato l’interesse per la comunicazione online, per la promozione sui social, perché li avevo sempre visti come un semplice antipasto per la promozione dal vivo.
A quel punto, sono scomparso. Con i social ora non ho più il rapporto di prima, quasi mi infastidiscono.
Tuttavia, nella mia stanza non ho mai deciso io quando e come scrivere, non sono mai stato padrone del mio processo creativo: è sempre venuto a trovarmi un flusso che io mi limito a trascrivere in parole. Questo non si è arrestato neanche in pandemia, quindi ho continuato a scrivere e registrare nel dietro le quinte. Ed al momento giusto ve le farò ascoltare!

Nonostante l’autoproduzione (e autopromozione) sei riuscito a raggiungere un numero discreto di streaming sulle principali piattaforme online: nel caso si presentasse un’occasione, saresti disposto a farti affiancare da una label?

Ho già avuto contatti con delle label in passato. Io ci tengo molto alla mia indipendenza e questo alle label piace poco. Sono disposto ad affiancarmi ad un’etichetta per quel che riguarda la parte di distribuzione, ma non per ciò che riguarda la produzione, a meno che non ci siano i giusti gradi di libertà. Voglio essere libero di pubblicare quello che sento come lo sento, senza per forza andare incontro alle mode del momento, anche se la mia versatilità nei banger o nelle hit estive l’ho già dimostrata, perché mi divertono molto e non escludo possano tornare in futuro.
Certamente però sulla promozione e sulla comunicazione sarei felice di dividere onori ed oneri con una realtà più solida.

Ultima domanda, prima di salutarci: cosa dobbiamo aspettarci a livello discografico dal 2022 di Dorian Nox?

“Umani” mi è costata moltissima fatica, sia in termini di produzione del brano che per la produzione del video. Abbiamo curato ogni aspetto, dato attenzione ad ogni dettaglio, quindi per il momento vorrei godermi i frutti di quest’uscita. E’ una canzone che ha tanto da dare, i cui contenuti non si esauriscono al primo ascolto. Sono insegnamenti che io ho imparato in circa tre anni di percorso spirituale, condensati ermeticamente in tre minuti e mezzo.
Come detto però ho in serbo diversi brani, già pronti per uscire. Le vesti sono completamente rinnovate rispetto a “Freddo”. Non c’è più quella sofferenza ma consapevolezza: questa è la chiave dei pezzi che ascolterete nei prossimi mesi.

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