- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 29/03/2023

Uscito lo scorso 23 marzo per Bomba Dischi, “Indaco” segna il debutto da solista di Drast. All’anagrafe Marco De Cesaris, il giovane cantante napoletano inizia questo nuovo capitolo della propria carriera dopo 4 anni interamente dedicati ai progetti degli PSICOLOGI.
La premessa è dunque più o meno la medesima che abbiamo proposto nell’analisi di “Crescendo” , del socio Lil Kvneki: prima di ascoltare il disco avevo il timore che potesse in qualche modo risultare fin troppo simile a quanto già proposto, ancor di più in questo caso visto che, quasi sempre, Drast ha curato anche la produzione dei vari progetti firmati dal duo, ma sono felice di essere stato smentito.
Innanzitutto, seppur il genere rimanga etichettabile come “indie”, questo progetto si distingue dal solito calderone mainstream poiché prevalentemente suonato in presa diretta, facendo poco ricorso ai sample. Bisogna dunque concedere un grande merito alla band composta da Winnietheputa, Golden Years, Alberto Paone e Giovanni de Sanctis. Su questo sound alternative rock, l’artista napoletano ci propone dei testi parecchio intimi che, a mio avviso, difficilmente avremmo potuto sentire in un brano degli PSICOLOGI.
Difatti, l’impressione generale ascoltando “Indaco” è che si tratti di un album scritto per puro sfogo personale, senza far caso ad ogni logica discografica. È come se Marco avesse scritto un diario, dove man mano ha appuntato i pensieri di un percorso interiore, finalizzato in tal caso a togliersi di dosso il peso emotivo della chiusura di una relazione sofferta. Si parte proprio da questo “Gran finale”, per arrivare infine ad un “Nuovo Inizio”. Nel mezzo, un rollercoaster di emozioni che raggiunge le sue vette in “Procida”, “Lontanissima” e “Anima”.
Talvolta, il fatto che Drast – così come Kvneki – abbia avuto successo fin dagli inizi ci fa tralasciare ingiustamente un dettaglio: è del 2001 e, a soli 22 anni, ha oggettivamente una delle migliori penne della nuova generazione di artisti italiani. Certo, “Indaco” parla spesso di amore, ma all’interno di un ampio quadro di riflessioni sulla vita stessa e sulla crescita, le quali ci fanno percepire una grande maturità dell’artista.
Canzone preferita: Procida
Tags: Drast, Indaco, recensione