- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 18/05/2023

Con “LOVE IS WAR”, il suo primo album ufficiale da solista, Pyrex diventa Dylan. La scelta di cambiare nome d’arte (adottando in questo caso il proprio nome di battesimo) segna a tutti gli effetti l’inizio di un nuovo percorso per l’artista romano, improntata maggiormente su una sfera emotiva e introspettiva rispetto a quanto proposto finora da membro della Dark Polo Gang.
Eppure, ascoltando il disco, l’impressione generale è che questo “salto” non sia stato portato totalmente a compimento: in generale, la componente rap rimane prevalente e, non a caso, tra tutti i brani del progetto il più riuscito è “ILLUSI”, in collaborazione con Gué e Noyz Narcos (i migliori tra gli ospiti insieme ad Ernia in “ODIO STARE DA SOLO”).
Invece, laddove si è tentato di sperimentare con sonorità più pop, il risultato non è pienamente convincente. Complice la loro breve durata, “AURORA”, “UN’ALTRA GUERRA”, “NO LOVE”, “MORTO D’AMORE” e “SENZA ALI” finiscono per assomigliarsi fin troppo sia dal punto di vista testuale che musicale, senza lasciare effettivamente il segno.
Probabilmente, anziché “diluire” così tanto gli argomenti (solo 4 brani su 14 superano appena i tre minuti), non ha aiutato, nonostante ci siano comunque dei picchi molto apprezzati come ad esempio la titletrack o, soprattutto, “PER AVERTI”, che comunque non bastano per alzare più di tanto la qualità media del progetto.
In tal senso, il concept stesso dell’album non aiuta particolarmente Dylan: il macrotema, come suggerito dal titolo, è chiaramente l’amore, affrontato sotto una prospettiva di “guerra”, per sottolineare quanto si è disposti a lottare per esso. Un argomento già trattato e ritrattato, per il quale occorre adottare una penna particolarmente impegnata per evitare di scadere in cliché.
Definirlo monotematico sarebbe esagerato, anche perché gli si può concedere l’attenuante di provenire da un immaginario completamente diverso, ma è evidente che, da questo punto di vista, Dylan ha ancora bisogno di sgrezzarsi parecchio. Indubbiamente apprezzabili le intenzioni, però “LOVE IS WAR” (nel suo complesso) non va oltre la sufficienza.
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