- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 08/11/2022

Quando ci giunge in redazione una nuova release di Edoardo Borghini il sorriso è d’obbligo: a prescindere dal valore qualitativo del brano, sicuramente ci farà divertire. I titoli scelti, poi, non infondono certo coscenziosità al progetto: “Dudu”, “Bombolone” e “Grazie a pesto” sono solo alcuni dei nomi assegnati dall’ artista ai suoi brani, che mantengono il trend con la nuova uscita “Pervestito“, disponibile dallo scorso 28 ottobre.
Come già successo in passato, Borghini si affida ad un testo talmente criptico da risultare no sense, sopra un incalzante base elettropop curata minuziosamente e che sposta in secondo piano il valore lirico del pezzo: se solamente riuscisse a switchare contemporaneamente nel micidiale sarcasmo degli Elio e Le Storie Tese ne avremmo pronto il degno erede, ma in realtà ciò non sembra rientrare per il momento nei piani dell’artista.
Il risultato finale, come per i precedenti progetti, assume i contorni di una filastrocca impossibile da non canticchiare, in cui modernità strumentale ed anarchia letterale prendono completamente il sopravvento riuscendo a rapire, per tre minuti, l’ascoltatore. Che poi, fondamentalmente, è proprio questo l’obbiettivo di Borghini: intrattenere divertendo, come successe durante l’esilarante esibizione nella scorsa edizione di X-Factor in cui riuscì a convincere i giudici delle sue qualità.
Insomma, “Pervestito” è esattamente tutto ciò che potevamo aspettarci dall’artista di origini toscane, che continua, imperterrito, a proporre la propria ricetta. Il suo apparente nulla contenutistico non rivoluzionerà la musica italiana, ma sicuramente impatta in maniera significativa contro la tediosa altezzosità di tanti colleghi che ci raccontano sempre le solite cose, in un mercato musicale tanto avido quanto saturo. E allora, lunga vita ad Edoardo Borghini.
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