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Elemento Umano: “Con la quarantena ho scoperto il bisogno di comunicare” [INTERVISTA]

Abbiamo intervistato nei giorni scorsi Elemento Umano (all’anagrafe Gianmarco Parlanti), che ha esordito recentemente con l’album “Via Casabella 11“: un progetto intimo, sentito e curato, che traccia un percorso introspettivo nella vita e nei pensieri del giovane autore.

Ciao Gianmarco, benvenuto su Primo Ascolto. Da poche settimane è fuori “Via Casabella 11”, quello che a tutti gli effetti è il tuo debutto discografico nelle vesti di Elemento Umano: da quanto tempo stavi lavorando a questo esordio da solista?

È difficile stabilire quale sia stato precisamente il punto d’inizio. Il primo testo l’ho scritto a fine estate 2019, “Fotogrammi”. Di getto, su una scogliera in Corsica. Fino a quel momento non avevo mai provato a scrivere qualcosa, a parlare di me; ero sempre stato il musicista o il collaboratore di altri progetti.
Un altro momento cruciale è stato quella della Quarantena, Marzo 2020: lì ho cominciato ad alzare il ritmo. Passavo le giornate a registrare beat e a scrivere testi, è stato come scoprire tutto d’un tratto che esistevo e che avevo voglia di comunicare.
Ad ogni modo sono circa due anni che mi riconosco in quello che faccio e che ho deciso di raccontarmi come Elemento Umano.


Undici brani, che non casualmente corrispondono al numero civico che caratterizza il titolo. È stato un processo naturale intitolare il tuo primo album con l’indirizzo dell’abitazione in cui sei cresciuto?

È stato un lampo. Ad un certo punto, rileggendomi e riascoltandomi, mi sono accorto che stavo raccontando cose sempre più intime e personali. Scavavo sempre più in profondità dentro di me e non mi interessava parlare del mondo al di fuori. Ho cominciato ad inserire sempre più immagini che conservavo dall’infanzia, e mi sembrava che stesse prendendo forma il racconto di un bambino che cresceva insieme alla musica. E visto che quel bambino sono io, ho creduto che fosse bello chiamare il mio primo disco con l’indirizzo della mia vecchia casa.

Personalmente, credo che “Via Casabella 11” debba essere ascoltato più volte per essere apprezzato fino in fondo e per comprendere certe sfumature e dinamiche.
Credi che possa essere definito, per certi versi, un concept album?

A posteriori sembra quasi di sì, anche se componendolo non me ne rendevo conto.
Riordinando la tracklist in modo diverso sembra quasi che il racconto sia lineare: si passa dalla camera dei genitori, a quella di Gianmarco che si guarda allo specchio mentre suona la chitarra, l’aula delle superiori, il capannone della fabbrica in cui lavoravo, fino ad arrivare ad oggi, al mio rapporto con la penna e con la musica nel paesino in cui vivo. “Niente di eccezionale, la mia storia…”

 

L’evoluzione della musica rap ha portato al suo interno sonorità peculiari, come quelle che caratterizzano la trap, ad esempio, o la drill. In “Via Casabella 11” troviamo invece un approccio più classico ma al tempo stesso contaminato, che strizza l’occhio al pop, all’R’n’B, alla dance, al crossover ma anche al cantautorato più moderno: quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente la tua musica?

Sicuramente i tre artisti a cui mi sento più vicino sono Daniele Silvestri, Caparezza e Jovanotti. Ciò che apprezzo di loro è la capacità che hanno di rinnovarsi, di proporre brani sempre vari, mantenendo però un livello molto alto di testi e contenuti. È ciò che cerco di proporre anche io nel mio piccolo.

Ultima domanda, prima di salutarci: a cosa ambisce, per il possimo futuro, Elemento Umano?

Al momento mi è difficile guardare oltre la linea dell’adesso; forse a causa degli ultimi due anni che abbiamo passato. Cerco di non aspettarmi troppo dall’esterno e di essere più esigente con me stesso. Quindi direi che i primi due punti della mia “Future List” ( a cui per altro sto già lavorando) sono costruire un bel live e scrivere un secondo disco diverso dal primo.

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