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Erin – Luce spenta [RECENSIONE]

Quando ascolti un disco la prima volta non sai mai cosa aspettarti.
Le prime parole che mi vengono in mente pensando a “Luce spenta”, l’ EP d’esordio di Erin (disponibile dal 24 febbraio su tutte le piattaforme), è ”alternativa” a tutto quel ribollire di cantautori indie pop della scena italiana al quale ci siamo abituati negli ultimi anni, ma che spesso suonano un po’ tutti uguali.
Erin ci propone un mondo di ossimori e contrasti fin dalla scelta del titolo stesso dell’ opera: il sottotitolo adatto dovrebbe essere, a mio avviso, “riflettori accesi”, perché qui, sin dalle prime note, dai primi arrangiamenti e sonorità che si captano, è chiaro che si ci trova davanti ad un vero talento.
Un mix tra rap, pop, beat elettronici, arrangiamenti leggeri e giocosi, che si mescolano a testi di alto livello per otto tracce, frutto del risultato di un anno di isolamento e di una vita di provincia un po’ triste e malinconica, raccontata in maniera spontanea, estremanente veritiera e ironica a tratti(“pericoloso, sempre poco sincero ho già perso la voce, ora dormo davvero”, ndr ”Ventilatore rotto”), che trascende da generi e realtà (“sai che c’è? Alzarmi è già troppo”, da “Forbici”).
Tracce fluttuanti che non vogliono essere un manifesto generazionale, ma che possiedono le carte in regola per diventarlo, a modo loro, dimostrando che si può essere poetici senza però esser scontati o voler a tutti i costi parlare d’amore, raccontando semplicemente quello che si è (il tema della paura del giudizio altrui si avverte in “Lacrime Rosse”: “ti senti un re, ma se piangi fai polvere”).
“Luce spenta” è un disco da ascoltare se ci si vuole ”portare avanti”, e scoprire quella che sarà una delle rivelazioni del panorama musicale nostrano.
Ascoltare per credere.

TRACCIA PREFERITA: Forbici

TESTI
3.7/5
MUSICA
3.5/5
ORIGINALITA'
3.5/5

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