- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 23/11/2022

Il nuovo album di Ernia, intitolato “IO NON HO PAURA”, era tra i progetti più attesi dell’anno e per il rapper rappresenta una tappa fondamentale della sua carriera. Oltre ad essere il disco che può confermare o meno la solidità del personaggio, l’artista si avvicina al compimento dei trent’anni e questa fase porta ad una serie di riflessioni che non sempre vengono capite nell’immediato.
Da quando ha iniziato il suo percorso solista, Matteo Professione – questo il vero nome del rapper – ha abituato il pubblico a brani riflessivi che davano l’idea di un ragazzo maturo, attento ai propri bisogni. In “IO NON HO PAURA” questo aspetto viene enfatizzato ulteriormente: partendo dall’intro che vede la partecipazione di Marco Mengoni, Ernia riflette sul percorso della vita paragonando le sue esperienze agli scritti dei filosofi studiati a scuola.
In tracce come “Qualcosa che manca” o “Bella fregatura” l’artista si sofferma a pensare all’irraggiungibile, a una visione di sé diversa da quella reale e alle ragazze con le quali ha faticato ad instaurare un rapporto duraturo; “Buonanotte” è un brano toccante dedicato al figlio mai nato, nel quale l’autore spiega le scelte che hanno portato la sua compagna ad abortire. Qui emerge tutta la fragilità di una persona che nonostante la sicurezza derivante dalla fama è ben conscio dei propri limiti, dimostrandosi realmente dispiaciuto per la decisione presa.
Sebbene i temi prevalenti riguardino l’introspezione, Ernia si concede alcuni momenti di leggerezza e regala alcune piccole perle come “Bu!”, “Cattive intenzioni” e “Non ho sonno”. I brani in questione si distinguono da quelli seri soprattutto per le produzioni: più la traccia diventa intima e più le sonorità si avvicinano al pop. In questo modo però riesce ad esprimersi in maniera completa e ad accontentare una grossa fetta di mercato, riuscendo in ogni caso a suonare semplice e diretto anche quando gioca in modo elaborato con le parole.
TRACCIA PREFERITA: Buonanotte
Tags: ernia, IO NON HO PAURA, recensione