- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 13/05/2021

Le arti, la scienza e la filosofia, hanno una cosa in comune: la ricerca dell’ineffabile, di ciò che c’è ma che, come una chimera, ci sfugge sempre di mano.
Un atteggiamento che porta l’uomo ad una continua e graduale evoluzione nella propria ricerca, attraverso la quale si vede una raffinazione delle tecnologie e ideologie precedenti, facendoci comprendere sempre di più le cose di quel “Libro della Natura” che scienziati empirici come Bacone e Galilei hanno cercato di interpretare.
Sul fronte Musicale, le ricerche svoltesi nel corso del XX secolo hanno messo in dubbio l’esistenza della musica stessa, iniziando così a parlare di suono, in quanto ‘materia’ fondante l’arte musicale.
“Tales from Oumuamua” di Entropia rappresenta l’evoluzione di tali concetti: le linee melodiche vengono a perdersi, così come gli schemi tradizionali di composizione musicale, allargando il proprio ventaglio sonoro alla ricerca elettroacustica di nuovi mondi da esplorare.
Di qui, la forte vena Sci-Fi dell’intero album (percepibile anche solamente dai titoli di alcune tracce, come “Cristoforetti’s Space Diaries”, nella quale Entropia costruisce una sorta di diario segreto di tutte le impressioni e tensioni pisco-acustiche provate da Samantha Cristoforetti, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea) permette la fusione perfetta di suoni e rumori, andando così a creare una continua teensione centrifuga verso ciò che è al di là del nostro mondo: infrangendo le ripetizioni ritmiche e melodiche, si ha come la percezione di entrare in un buco nero, dove i suoni si fanno sempre più ‘rumori’ e il tempo pare estendersi all’inverosimile in contemporanea all’ascolto.
“Tales from Oumuamua” non è un album da ascoltare per svago, è un album impegnativo e con un significato assai profondo che, solo con un buon ascolto, riesce a manifestarsi.
TRACCIA PREFERITA: Signals from the Moons of Jupiter
Tags: Etropia, Tales from oumuauma