- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 06/03/2021

La partecipazione della band romagnola Extraliscio all’ultimo Festival di Sanremo ha incuriosito gli spettatori per la loro curiosa interpretazione della musica, che come facilmente intuibile dal loro nome parte da generi consolidati nella tradizione italiana (come lo stesso liscio, la polka o la mazurka) per poi accostarci elementi e strumenti apparentemente inconciliabili.
L’esempio lampante di queste peculiarità e da subito tangibile nel primo brano di “È bello perdersi”, il loro nuovo album uscito lo scorso 5 marzo: in “La nave sul monte” ritroviamo infatti elementi noise-rock, che assecondano un testo dal carattere fortemente tradizionale; altro esempio è “Capelli Blu”, terza traccia dell’album, in cui una polka travolgente si arricchisce di elementi dal sapore gitaneggiante, dettati dalla presenza di un clarinetto libero e fugace.
La canzone da loro portata a Sanremo, ultima traccia dell’album, si intitola “Bianca luce nera”, composto da Mirco Mariani, mentre il testo è nato dalla penna di Pacifico e di Elisabetta Sgarbi.
La canzone rappresenta a pieno il connubio tradizione-rinnovamento propugnato dall’intero album: il ritmo caldo, carnale e passionale che accompagna la sinfonia dettata dal Mellotron, strumento a tastiera ampiamente utilizzato negli anni 60/70, rimanda non a caso a quell’andamento ritmico proprio dell’Habanera.
Il testo di “bianca luce nera”, inoltre, ha molti collegamenti con questo genere di danza cubana, soprattutto se messo in relazione con la “Habanera” più famosa, quella della “Carmen” di Bizet (1875), attraverso la quale il compositore dà vita a un gioco di seduzione tra la protagonista (Carmen), emblema della libertà sessuale, e di un soldato (Don José) che si invaghisce di lei, rappresentante la società noiosa e monotona di fine Ottocento.
Così come la forza dinamica che vivifica la trama di questa Operà-comiqu è il “desiderio”, anche in “bianca luce nera” essa si instaura tra i protagonisti del testo della canzone. Infatti, come hanno affermato gli Extraliscio stessi: “(Bianca luce Nera) è una canzone sul desiderio […], il desiderio fa paura. Mentre lei fugge, lui la insegue; quando lui vorrebbe liberarsene, lei lo riporta sé come una calamita, è un labirinto in cui ci si perde, per ritrovarsi in una balera dalla luce intermittente”.
Il succo del discorso musicale, quindi, è il gioco di sguardi, di sentimenti, di passioni, ma anche di rinnovo, di un qualcosa di nuovo, di fresco che arriva e ci travolge la vita, rivoluzionandola, o distruggendola, e da qui nasce la paura del desiderare: solo vivendola e rischiando riusciremo a capire dove questa nuova ed entusiasmante esperienza ci vorrà portare.
TRACCIA PREFERITA: Bianca luce nera
Tags: È bello perdersi, Extraliscio, recensione