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Fabio Cuomo – Il volo del gufo [RECENSIONE]

Il compositore Edgard Varèse (1883-1965) criticò fortemente il neoclassicismo musicale, in quanto riteneva che ogni periodo storico avesse una propria sonorità: riproporre istanze “classiche” nel XX secolo, per Varèse, non aveva senso, era illogico, in quanto non esprimeva ‘lo spirito del tempo’, tanto da arrivare a dichiarare che “Stravinskij è morto” proprio con il balletto neoclassico “Pulcinella” del 1920.
Benché io concordi in parte con la visione varèsiana, nel progetto intitolato “Il volo del gufo” del polistrumentista e compositore Fabio Cuomo, vi è un aspetto da non sottovalutare: il forte carattere rappresentativo della musica, nata proprio da un forte sentimento di solitudine e limitazione dovuto all’isolamento forzato del periodo pandemico.
Inoltre, un altro elemento essenziale dell’album è l’accostamento di composizioni neoclassiche e rivestimenti elettronici, i quali costituiscono proprio il punto di forza, nonché l’ottima riuscita, di quest’album.
Dalla fusione di questi due stili e generi musicali, Cuomo dà vita a composizioni in grado di enfatizzare perfettamente sentimenti e riflessioni personali, raccontando così la propria visione artistica scaturita da questo particolare periodo storico.
In questo caso, dunque, il “Neoclassicismo” non è un pretesto per rievocare e rivendicare il passato, ma diviene linguaggio atto a parlare del presente. “Il volo del gufo” è un album che esprime perfettamente lo spirito del suo tempo, ovviamente filtrato dalla visione soggettiva del compositore, la quale accresce ancor di più il carattere presente e aggiornato di ogni sua singola traccia.

TRACCIA PREFERITA: Inalma

MUSICA
4/5
ORIGINALITA'
4/5

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