- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 12/02/2021

Fabrizio Fusaro, giovanissimo cantautore piemontese, ci propone per il suo debutto nove brani racchiusi nel long play “Di quel che c’è non manca niente”: un album nel complesso molto intimo e introspettivo, disegnato principalmente da accordi di chitarra e voce.
Dentro “In quel che c’è non manca niente” i protagonisti sono i ricordi e le riflessioni dei momenti più personali di una persona: una storia che parla di noi in un luogo qualsiasi in un tempo qualsiasi, in cui emerge l’importanza dei legami e degli affetti uniti nell’insicurezza del futuro. Toccante e a tratti triste, “Di quel che c’è non manca niente” ci parla di famiglia, amore, emozioni e paure.
I testi risultano ben studiati e curati nella voglia di voler dipingere nitidamente i ricordi e le emozioni; malinconico ma allo stesso tempo energico emerge l’attaccamento alla famiglia, alle generazioni precedenti e future come ne “Il testimone”, con un risultato autentico e fuori dal tempo: ascoltare dei giovani che cantano di valori che si stanno perdendo lascia ben sperare per il futuro, soprattutto per la sensibilità e la consapevolezza che già padroneggiano.
Il risultato finale è molto essenziale e quasi ovattato, ma con la voce sempre in primo piano; la tensione del testo è restituita da una vocalità a tratti energica e a tratti sussurrata.
L’emotività è il lait motiv di “In quel che c’è non manca niente”, progetto mesto e ponderato che restituisce il mondo interiore del giovane piemontese: album interessante, oltre che fortemente riflessivo.
TRACCIA PREFERITA: Il mare di Malta