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Gang – Ritorno al fuoco [RECENSIONE]

Sandro e Marino Severini sono i due fratelli che hanno dato vita al progetto Gang, band folk-rock multiforme nata negli anni ’70 il cui ultimo album, distribuito da Sony Music Entertainment Italy S.p.a., si intitola “Ritorno al fuoco”.
Inizialmente influenzati dal movimento punk londinese, che hanno potuto vivere in prima persona durante un viaggio verso la capitale britannica, i fratelli Severini hanno scelto di non omologarsi alla cultura dominante nemmeno dopo gli anni ’80 e ’90, che li hanno portati a sviluppare una poetica sì incentrata sui problemi dell’Italia del periodo, ma anche ad una ripresa della tradizione musicale, letteraria e storica del Bel Paese, mescolata, tuttavia, all’influenza proveniente da Billy Bragg e Woody Guthrie. Altre loro uscite popolari sono “La trilogia italiana” e “Calibro 77”.
“Ritorno al fuoco” si apre con “La banda bellini”, brano eminentemente country, la cui musica vivace accompagna la narrazione di figure ribelli e clandestine, forse partigiani, forse briganti; “Via modesta valenti”, più malinconica della canzone precedente, è invece incentrata sulla descrizione di un quartiere malfamato.
“Rojava libero”, il terzo brano dell’album nonché il mio preferito, viene introdotto da uno strumento orientaleggiante che, in seguito, lascia spazio a sonorità più rock, che a loro volta fanno da sfondo ad una narrazione dominata da un senso di libertà; a seguire abbiamo “Amami se hai coraggio”, pezzo più orientato verso il classic rock e il blues di Janis Joplin che parla di un pan-amore, visto ed esperito dovunque.
“Un treno per Riace”, invece, è introdotto da una fisarmonica che fa subito intuire il carattere folk dell’intera canzone, incentrata sul tema del viaggio; segue “A volte”, in cui una chitarra acustica e degli archi ci fanno riflettere sui tanti “perché”, forse non sempre necessari, che ci poniamo durante la nostra esistenza, mentre “El pepe” vivacizza un po’ l’atmosfera parlando di una figura quasi mistica, da prendere ad esempio. Segue “Concetta”, la canzone più drammatica di “Ritorno al fuoco”, dal momento che si narra di una donna che, dalla disperazione, decide di suicidarsi proprio per mezzo di ciò che dà nome all’album.
“Dago” invece riprende le tonalità country del primo brano, mettendole in evidenza con un banjo e una storia degna dei migliori film western; segue “A pa’ ”, in cui la musica si fa di nuovo malinconica, in accordo con il testo d’altronde, che ci fa riflettere sulla fugacità della vita, così come in “Azadi”, l’ultimo pezzo dell’album, che ci parla di libertà e termina con una strofa in una lingua sconosciuta e ammaliante.
“Ritorno al fuoco” si inserisce a pieno titolo nell’universo del folk-rock italiano, soprattutto perché ultima uscita di un gruppo già affermato quali i Gang, la cui volontà di pensare fuori dagli schemi continua ad essere viva nonostante i cambiamenti storici e sociali che si susseguono ad una velocità quasi inimmaginabile.

TRACCIA PREFERITA: Rojava libero

TESTI
3.3/5
MUSICA
3.7/5
ORIGINALITA'
3.7/5

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