- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 21/09/2019

Il movimento rap, in Italia e non solo, sta riscuotendo un enorme successo: merito probabilmente dello streaming, che consente a qualsiasi persona (ed i giovani in questo sono più ferrati) di accedere facilmente all’ascolto degli artisti più disparati, in modo da confermare o smentire i pregiudizi che i mass media hanno sempre cercato d’imporci.
In un mondo discografico ormai colmo di collaborazioni di convenienza, quella tra Gemitaiz e Madman si può considerare la più classica delle eccezioni: i due rapper, infatti, con “Scatola Nera” giungono al loro terzo joint album, a testimonianza di un’amicizia lunga ben quindici anni. E proprio lo streaming ha acceso le luci della ribalta sui due rapper, che grazie al successo ottenuto il giorno dell’uscita di “Veleno 7”, brano che ha anticipato l’uscita dell’album, sono riusciti a catalizzare l’attenzione di chi fino a quel giorno gli aveva ignorati.
I primi due pezzi di “Scatola nera” ci mettono dinnanzi al mood più tipico utilizzato dai due rapper, dalle metriche impeccabili e l’autocelebrazione facile: purtroppo, sia nella spensierata e tagliente “Fuori e dentro” (feat. Tha Supreme, ottimo nel ritornello) che nella collaborazione con Salmo in Esagono a risentirne sono i testi e le tematiche affrontate, trite e ritrite dai precedenti progetti dei due artisti.
In “Karate”, featuring Mahmmod, ci viene presentato un pop-reggaeton leggermente forzato che esula completamente dallo stile di Gemitaiz e Madman, ma che risulta piuttosto piacevole; “Come me” risulta invece un buon brano, riflessivo ed introspettivo.
La trap della trasgressiva “Californication” scorre via in maniera spassosa, ed altrettanto interessante si può definire l’ascolto della successiva “Fiori” dove a collaborare è l’altra coppia d’oro del rap italiano, Marracash e Guè Pequeno: ne esce un pezzo metricamente impeccabile, ma con un ritornello leggermente fastidioso.
“¥€$” è forse il brano senza collaborazioni che più ci ha soddisfatto dell’intero progetto: entrambi i rapper si esaltano sullo splendido beat, lasciandoci però sempre poco a livello comunicativo. Dalla successiva “Che ore sono” feat. Venerus l’attitudine dell’album vira su sonorità più commerciali, che passa dalla dance anni ’80 di questa traccia al cantato pop misto trap dell’intensa traccia che da il nome all’intero progetto, e che vede come ospite d’eccezione una maestosa Giorgia.
Anche nella sentimentale “Un’altra notte” il duo ci mostra una vocazione a delle sonorità più radiofoniche e accondiscendenti, e sorprende in maniera positiva la convincente collaborazione di Priestess; “Tutto ok” ci regala finalmente un testo degno di nota, capace di trasmettere l’intimità e l’introspezione dei due artisti su una base pop rap che calza a pennello su un brano conscious come questo. Chiude l’intero progetto la prima citata “Veleno 7”, che dà così un seguito alla saga che da un decennio accompagna la carriera di Gemitaiz e Madman.
L’album sarà sicuramente uno dei più discussi dell’intero 2019: sorprende, infatti, vedere i due rapper alle prese con collaborazioni così mainstream, anche se imposti dalle leggi di un mercato discografico che li vedrà ai vertici.
Come già anticipato in precedenza, non ci ha pienamente convinto a livello di testi, spesso troppo indirizzati a tematiche che difficilmente possono essere apprezzate da un pubblico maturo; inoltre, nonostante Madman disponga di un flow più arguto, Gemitaiz sembra leggermente dominante sull’amico e collega, rendendo il progetto in alcuni punti una sorta di continuazione del suo precedente album “Davide”.
TRACCIA PREFERITA: UN’ALTRA NOTTE (FEAT. PRIESTESS)
Tags: gemitaiz, madman, rap italiano, recensione, scatola nera