- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 24/02/2020

A distanza di poco meno di tre anni dall’album d’esordio, certificato clamorosamente triplo disco di platino, è uscito lo scorso venerdì il nuovo album da solista del rapper di origini tunisine Ghali, ex membro fondatore del collettivo rap Troupe d’Elite.
“DNA”, questo il titolo del progetto, è stato anticipato durante l’estate da diversi singoli pubblicati dall’artista ma non inseriti all’interno del progetto, a differenza dei più recenti “Flashback” e “Boogieman”; il rapper è stato inoltre tra gli ospiti dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, dove è stato protagonista di un esibizione esilarante.
L’album si apre con “Giù x Terra”, brano che fa da prologo al progetto tramite l’ausilio di sonorità insolitamente cupe e misteriose; segue il prima citato “Boogieman”, in collaborazione con Salmo: il brano è attualmente tra i più trasmessi dalle radio ed in cima alle classifiche di Spotify, grazie al suo ritmo ballabile, che si poggia su un ritmo deep house nel ritornello.
La titletrack “DNA” è invece un brano scandito da un incalzante scansione pop, con un testo che racconta la sua rivincita personale nei confronti di chi non credeva in lui; segue “Good Times”, uno dei brani presentati durante il Festival di Sanremo: anch’esso è coaudivato da un attitudine dance, dalla positività contagiosa.
“Jennifer”, in collaborazione con Soolking, è uno dei brani presenti all’interno dell’album che presenta marcate sonorità reggaeton: mentre in questo caso viene miscelato con affascinanti ritmi nordafricani, in pezzi come “Combo” (feat. Mr Eazy) e “Cuore a destra” l’artista decide di affidarsi ad una proclività decisamente latina; in “22:22” e “Barcellona” Ghali ci mostra invece il suo lato più romantico e passionale, riponendo le proprie sensazioni su musiche moderatamente pop rap.
“Fast Food” ci enuncia le riflessioni sociali dell’artista, che va a riallacciarsi allo stile e alle tematiche affrontate nell’album d’esordio; “Marymango” con Tha Supreme e “Scooby” (prodotto da Sick Luke) sono invece i pezzi più trap di “DNA”, ed allo stesso tempo maggiormente spensierati.
L’artista confida per l’ennesima volta nelle sfumature dance (a tratti trance) per il brano “Exstasy”: qui vengono paragonati gli effetti della sostanza protagonista del titolo con quelli di un intenso rapporto sentimentale e fisico; chiude il progetto “Fallito”, altro pezzo pop ma velatamente reggaeton: il testo di Ghali funge in maniera impeccabile da outro del progetto, raccontandoci l’inevitabile svolta positiva assunta dalla sua esistenza dopo l’ottenimento del successo.
In definitiva “DNA” è un album piuttosto positivo, che conferma le poliedriche abilità mostrate in precedenza dal giovane rapper nato a Milano: la leggerezza di molti dei suoi brani lo rendono un progetto più spensierato, e decisamente più accondiscendente alla radiofonia rispetto a quanto non lo fosse il pluripremiato progetto d’esordio; i testi, nonostante la loro accessibilità, sono spesso densi di significato, anche se non proprio il punto cardine del successo di Ghali.
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Tags: dna, ghali, recensione