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Holy 420 – Holy [RECENSIONE]

E’ “Holy” il titolo del primo album ufficiale dell’artista piemontese Holy 420, uscito su tutte le piattaforme digitali venerdì 4 giugno.
Un disco composto da otto tracce dall’identità sonora ben definita, interamente prodotto da Tommygothewaves che affianca il rapper fin dall’inizio del percorso con RKT Production.
Sin dal primo approccio a questo progetto si può percepire lo spaccato di vita che si vuole raccontare ed il linguaggio, sia testuale che musicale, con cui l’artista ha intenzione di farlo.
Attraverso strumentali cupe, a tratti aggressive, con sezioni ritmiche crude, potenti e che ricordano un certo tipo di trap americana, l’artista vuole riflettere in maniera sincera e senza indossare maschere, riflettendo su quelli che sono stati gli errori del passato: la sua vita, i suoi ricordi, e su ciò che lo ha reso quello che è oggi.
Nato nel 1999, Andrea Leo, vero nome di Holy 420, racconta le strade e i quartieri della sua città, Torino, e quello che hanno significato per lui nel suo percorso di crescita. Lo fa utilizzando un linguaggio, lessicale e sonoro, piuttosto introspettivo, e seppure le rime possano migliorare, le metriche utilizzate in certe sezioni e in alcune parti vocali dei ritornelli sono molto interessanti: “Holy” lascia intravedere un buon potenziale di crescita, che il giovane artista dovrà affinare nei progetti futuri.

TRACCIA PREFERITA : Sbatti

TESTI
3.2/5
MUSICA
3.2/5
ORIGINALITA'
3/5

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