- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 20/11/2020

Hurreezy è uno degli artisti emergenti a cui siamo più legati: sarà perché è stato uno dei primi progetti trattati da Primo Ascolto, o forse per una comprovata simpatia reciproca.
Sta di fatto che, nel giorno della celebrazione di Sfera Ebbasta, il rapper pugliese ha pubblicato “Cult”, il suo nuovo album: ben 49 minuti di musica, distribuiti in 15 brani piuttosto omogenei.
Già dalla cover del progetto si può intuire con quanta personalità Hurreezy vuole proporsi al pubblico: il primo piano dell’autore ricorda molto le copertine dei lavori da solista di Guè Pequeno, e dà l’impressione di avere a che fare con un’ artista molto sicuro di sé.
È in effetti il rapper barese sa essere critico, sentimentale ed introspettivo, oltre che capace di destreggiarsi sia sul rap più classico che sulle strumentali trap con annesso autotune; ma non solo, perché inaspettatamente Hurreezy si propone anche su sonorità velatamente soul e r’n’b (soprattutto nelle ultime tracce), ma anche pop-vaporwave, come in “Veleno” e “Fulmini e lenzuola”: sperimentazione apprezzabile, anche se corroborata in quest’ultimo caso da testi forse troppo accessibili.
L’ausilio del dialetto impreziosisce il progetto (“Ind o Bronx”, o più veracemente in “Lucky Luciano”), ma è il flow la vera forza di Hurreezy: meno ossessionato dall’extrabeat rispetto all’ultimo album “Medusa”, l’artista si trova a suo agio su qualsiasi produzione, lui come gli altrettanto validi ospiti del progetto.
La nostra opinione nei suoi confronti non ha fatto altro che rafforzarsi: “Cult” è un progetto che ha poco da invidiare ai lavori più mainstream, ed è davvero incomprensibile come un talento del genere debba ancora autoprodursi.
TRACCIA PREFERITA: COLD WORLD (FEAT. 80 EMPIRE)
Tags: Cult, Hurreezy, rap italiano, recensione