- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 02/05/2023

Il Guru, classe 1988, torna sulla scena musicale con il suo ultimo capolavoro, “Il Figliol Prodigo“. Nato a Udine da padre friulano e madre colombiana, Il Guru ha vissuto per qualche anno a Milano, dove ha prodotto lavori come “Sangue Nero”, “Bombe a Mano 3” e “Cemento Verde”.
Questo nuovo disco rappresenta una rinascita per l’artista, che è tornato alle sue radici udinesi dopo aver abbandonato la frenesia milanese.
“Il Figliol Prodigo” si distingue per le sue produzioni influenzate dal jazz, che permeano l’intero album. “Come tu” è un esempio perfetto: il sax malinconico si fonde magistralmente con la vivacità della batteria, creando un’atmosfera unica. “Quindicideldue”, invece, sorprende con una strumentale morbida e rilassata, che si contrappone al testo crudo e senza filtri del rapper.
Ma l’album non si limita al jazz: i beat più classici e hip-hop emergono in tracce come “Inferno”, “Ristoranti” e “Poco poco”. La voce roca e distintiva di Il Guru aggiunge ulteriore profondità all’esperienza d’ascolto, rendendo “Il Figliol Prodigo” un disco che si distingue dalla massa.
Le rime vivide e incisive dell’artista dipingono un immaginario ben preciso, trasportando l’ascoltatore nelle strade e nelle emozioni che l’hanno ispirato. L’album scorre con una fluidità sorprendente, grazie alla varietà di stili e atmosfere che si intrecciano in modo armonioso.
In sintesi, “Il Figliol Prodigo” è un’opera sofferta e intensa, che segna un momento di crescita e trasformazione per Il Guru. Con il suo mix di influenze jazz, beat classici e liriche toccanti, questo disco è un’esperienza d’ascolto consigliata a tutti gli amanti della musica rap italiana.
Traccia preferita: quindicideldue
Tags: Il Figliol Prodigo, Il Guru, recensione