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Il Reggaeton non è solo tormentoni estivi: ce lo spiega Michael James [INTERVISTA]

È uscito, nei giorni scorsi, il nuovo singolo di Michael James, artista di origini venezuelane attivo sul mercato discografico da oltre tre anni.

L’ultimo di questi può essere considerato il più importante della sua giovane carriera: i due brani più recenti rilasciati dall’artista portano in dote una decisa virata di Michael verso il mondo reggaeton, con finalmente alle spalle una label pronta a supportare il suo percorso.

Ciao, benvenuto su Primo Ascolto.
Lo scorso venerdì è uscito “Dices”, il tuo nuovo singolo nonché settima release rilasciata nei digital stores dal 2019.
Raccontaci la genesi del brano e le aspettative che riversi in questa tua nuova pubblicazione.

“Dices” nasce come una provocazione. È una canzone dedicata a tutte quelle persone del passato che, pur essendo uscite dalle nostre vite, continuano a parlare di noi, nutrendo così sempre di più il nostro ego. L’aspettativa più grande che ho per “Dices” è quella di arrivare al pubblico, e far capire che il reggaeton non è solo tormentone estivo ma anche quotidianità e cuore. 

Hai iniziato la tua carriera con un approccio più orientato verso l’indie e l’urban, mentre solglo recentemente ti sei spinto verso le sonorità reggaeton: credi di aver trovato la dimensione definitiva con questo genere oppure proporrai nuovamente progetti più contaminati?

Sicuramente ho trovato, nel reggaeton, una mia dimensione… ma una cosa non esclude l’altra. Nei singoli che verranno ad ottobre e novembre, che saranno due feauturing, tratterò anche temi diversi. Credo che, in breve, quello che sarà nei prossimi singoli sarà MICHAEL JAMES, non necessariamente in chiave reggaeton. 

A proposito del reggaeton, lo scorso anno di questi tempi è uscita una sorta di polemica tra Fred De Palma e Marracash, con quest’ultimo che insinuava una mancanza della cultura del genere in Italia. Considerate anche le tue origini sudamericane, qual’è il tuo giudizio a riguardo?

Partiamo dal presupposto che nutro profonda stima per entrambi gli artisti, e che Marra in particolare ha influenzato molto la mia scrittura, credo che ci sia della verità nelle sue parole. Credo anche però che, proprio come il reggaeton,  anche il rap non è una cultura che nasce in Italia.. eppure guardate l’impatto che ha avuto ed ha tutt’ora. Sono sicuro che in pochissimo tempo anche il reggaeton arriverà al livello che merita. 

Abbiamo citato nella precedente domanda due artisti che stanno particolarmente funzionando nel mercato musicale italiano. A proposito di nomi importanti, quali sono quelli che hanno ispirato ed influenzato in maniera decisiva il tuo percorso?

Sicuramente, come ho detto prima, Marra è uno di quelli che più mi ha ispirato. Ma non posso non citare i Club Dogo ed Emis Killa. Ed infine, seppur lontano dalla mia scrittura, non posso non citare il “Rap God” EMINEM, per la passione e la grinta che mette nei suoi pezzi. 

Dallo scorso singolo hai iniziato a collaborare con una label, confermando così tutto il tuo potenziale. Quali sono le differenze sostanziali che hai incontrato rispetto all’autoproduzione?

Lavorare con una label cambia tutta la storia. Confrontarsi con un team di esperti porta sicuramente il tutto ad un livello più alto . Ho la fortuna di lavorare con professionisti, come ad esempio il mio attuale producer Renato Patriarca, arrivato a Sanremo quest’anno con Aka7even, che riescono a migliorarmi senza cambiare però il mio essere, lasciando a me la penna libera. 

Prima di salutarci ti chiedo: quali sono gli obbiettivi a lungo termine di Michael James?

 

Gli obiettivi a lungo termine? Arrivare al cuore delle persone. Portare il reggaeton in Italia avendo però anche una vena più malinconica. E perché no, puntare ad una collaborazione con un big della scena, e qui non posso non citare Fred De Palma.

 

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