- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 28/01/2021

Il rapper reggino Kento ha dato alla luce lo scorso 28 gennaio il suo nuovo progetto inedito intitolato “Barre Mixtape”, a ben cinque anni di distanza dalla release dell’album “Da Sud”.
L’artista, con alle spalle una carriera ventennale, è rinomato per le sue rime impegnate e per i suoi versi rivolti al pubblico nel tentativo di stimolare una riflessione, come appunto succede in “Barre Mixtape”.
C’è parecchia carne al fuoco nel nuovo progetto di Kento: spicca l’intro che fa da anticamera a tutto il concept del disco e le rime taglienti come in “Kumite” e “Escher”, canzoni con tematiche ben delineate che difficilmente vengono abbandonate; “Barre Mixtape” inoltre è impreziosito da sonorità hip hop con contaminazioni soul, jazz, reggae e dall’immancabile presenza dello spessore culturale.
Nel brano “Borurbon” si percepisce la forte capacità interpretativa di Kento: dal tono l’artista sembra ubriaco, in una mano un bicchiere di vari superalcolici ed in base al contenuto un flusso di coscienza a tema che grazie all’ambientazione, al tono e alle liriche ha la capacità di trasferire l’ascoltatore in un posto a metà tra storia e fantasia; altro brano di rilievo è “Alba di vetro”, che consente di rievocare immagini ed emozioni come se fosse un quadro impressionista in cui si cela una velata amarezza e malinconia.
“Barre Mixtape” è disco impegnativo, soprattutto perché nasce dalle iterazioni che l’artista ha accumulato nei laboratori all’interno dei penitenziari: un progetto che va ascoltato con attenzione, talmente intenso che diventa difficilmente appetibile per l’attuale ascoltatore medio del genere.
TRACCIA PREFERITA: Alba di vetro
Tags: Barre, Kento, recensione