- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 11/04/2023

In Italia l’Hip Hop ha avuto un’evoluzione diversa rispetto a quanto accaduto negli Stati Uniti o nelle più vicine Francia e Germania: fino a una decina di anni fa, lo spettro del rap politicamente impegnato è stato una presenza costante nelle conversazioni, ma soprattutto è stato il metro di giudizio per gli artisti che si stavano affacciando al mercato mainstream.
In realtà il rap è bello perché è vario, e ogni rapper dovrebbe sentirsi libero di esprimersi come meglio crede per rappresentare le sue idee e i suoi valori. Kento è tra gli artisti italiani più attento alle questioni politiche e sociali nel nostro Paese, e ne sono una prova le innumerevoli attività extra musicali che ha svolto durante la sua lunga carriera. Ora, a distanza di 14 anni dal suo ultimo lavoro solista, è pronto a tornare con un nuovo album intitolato “Kombat Rap”.
Il titolo è già eloquente di per sé. All’interno del disco, infatti, non c’è spazio per i filler o per canzoni leggere, tutte hanno un significato profondo: “Io Sono Libero?” è una riflessione amara su quella che è la nostra società, abile nell’accecarci con fantasie irrealizzabili e altrettanto abile ad infrangere i nostri sogni; “Non siete fascisti ma” continua con questa analisi, concentrandosi sul comportamento contradditorio di molti politici e rapper; “Niente Cambia (Non Per Sempre)” è un brano più intimo dove il tempo e le decisioni prese sono l’argomento centrale delle strofe.
A livello musicale Kento è riuscito ad uscire dalla sua zona di comfort, confrontandosi con beat dalle influenze dancehall, trap e rock, grazie all’aiuto di ben 12 produttori che sono riusciti a creare un’identità ben definita per il progetto, nonostante le diversità sonore. E questo è il punto di forza di “Kombat Rap”: la coesione apparentemente impossibile.
Traccia preferita: Kento Banton
Tags: Kento, Kombat Rap, recensione