- per Antonio Contu'
- in Novità
- on 10/10/2021

Abbiamo intervistato nei giorni scorsi Federico Corazzi, in arte Kico Kc. Abbiamo parlato del nuovo singolo “Palcoscenico“, delle sue influenze ma anche del suo futuro discografico.
Ciao Federico, benvenuto su Primo Ascolto.
Da pochi giorni è fuori “Palcoscenico”, brano che, rispetto al tuo debutto discografico da solista del 2020, esterna un attitudine maggiormente rock.
La mescolanza di diversi generi sarà una costante dei tuoi progetti?
Ciao! Esatto. Per quanto la mia origine sia Rock e le mie radici sono presenti in maniera chiara, amo spaziare diversi generi perché credo che non bisogna arginare la forza creativa e limitare la sperimentazione. Il fatto che sia indipendente e non abbia un etichetta, mi sento libero di spaziare e lasciarmi trasportare da quello che mi suggerisce la melodia del momento.
Quanto possiamo definire autobiografica “Palcoscenico”? In più passaggi si auspica una buona dose di pazienza nell’attesa che arrivi il proprio momento, situazione che potrebbe essere applicabile al tuo percorso artistico…
Tutte le mie canzoni nascono da esperienze autobiografiche. Sia il precedente singolo (“Via da chi, Via da qui”) che questo, parlano anche di me e della mia vita. Il testo di “Palcoscenico”, che è stato scritto dal mio chitarrista Lorenzo Di Felice, è il traguardo che tutti vorremmo raggiungere come musicisti, ed è un incitamento a non perdere tempo e darsi da fare perché la strada è lunga e bisogna sudare e lavorare sodo se si vuole ottenere risultati, piccoli o grandi che siano.
Leggendo la tua bio non ci sorprende che tra le influenze musicali ci sia Ivan Graziani, personaggio fondamentale nello sviluppo del linguaggio rock nella musica italiana.
Quanto è difficile mantenere una commistione credibile tra questo tipo di sonorità ed il cantautorato?
Mescolare cantautorato e Rock non è cosa facile e il parallelismo con Graziani lo faccio perché per me è un punto di riferimento quando penso alla perfetta mescolanza tra lingua italiana, groove e musica Rock. La mia ambizione è prendere un riferimento come lui e provare a modernizzarlo con un linguaggio più diretto. Spero di riuscire in questa impresa.
Anche se la tua poliedricità ti ha portato a sperimentare molto, nasci artisticamente come batterista: quale precursore di questo strumento hai preso come punto di riferimento per le tue performance?
Io amo il mio strumento e sono legato a quel tipo di battesimo che predilige il groove con pochi fronzoli e pochi virtuosismi finalizzato al rotolamento del ritmo e tutte le sue sfumature. Sono dettagli batteristici che capirà solo chi ama la batteria come me 😁. Detto questo ce ne sono molti di batteristi a cui mi ispiro, ma in particolare modo amo il modo di suonare di Steve Gadd, Steve Jordan, Charlie Watts, Leon Chacler, Bernard Purdie, Jeff Porcaro…ecco quel tipo di drumming che ti smuove le viscere e ti fa venire voglia di ballare.
Chiudiamo l’intervista chiedendo lumi sul tuo futuro discografico: possiamo aspettarci una tua raccolta d’inediti a breve termine?
Sì, proprio ora mentre ti scrivo sto per chiudermi in studio per preparare una raccolta di inediti che uscirà nel primo semestre del 2022. Ci sto lavorando ormai da più di un anno e finalmente il progetto si sta concretizzando. Non vedo l’ora di farvelo sentire.
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