- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 27/11/2020

La considerevole verve creativa del rapper viareggino Loge trova sfogo in una nuova raccolta d’inediti, a solamente sei mesi di distanza dall’impressionante “Exit”: ha visto infatti la luce lo scorso mercoledì “La Belle Epoque”, album di quattordici brani reso pubblico con la supervisione della Gold Leaves Academy, realtà tra le più interessanti nel panorama rap nostrano.
Loge conferma con questo lavoro capacità fuori dal comune: le differenze dal precedente progetto inedito sono minime, ed evidenziano un’artista fiero del suo percorso oltre che sempre più consapevole del proprio bagaglio tecnico.
In “La belle epoque” Loge punta maggiormente all’autocelebrazione piuttosto che al gangsta rap, con sottili ripercussioni sulla cattiveria artitstica che tanto ci sorprese sei mesi fa: l’approccio del rapper in questo album è critico, sì, ma anche sarcastico, come dimostrano le frecciate alle nuove leve del rap mainstream destinati ad una durata molto limitata, o l’ironica “Hit”, dove si racconta di come l’accessibilità delle melodie sia ormai la chiave di volta per un facile successo.
Loge si lascia apprezzare anche quando s’addentra verso tematiche più intime, come accade in “Intro”, oppure in “Amy” o “Solo un nome”: è un artista che sa mettersi in gioco, nelle sonorità come nei testi, oltre che uno dei pochi rapper davvero completi sotto ogni punto di vista.
Le belle impressioni sorte con “Exit” trovano conferme: “La Belle Epoque” merita tutte le attenzioni del caso, e consolida la posizione di Loge tra i rapper più interessanti del periodo.
TRACCIA PREFERITA: SOLO UN NOME
Tags: La belle epoque, loge, recensione