- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 02/10/2021

Il produttore, chitarrista e Dj Lorenzo Morresi, dopo aver collaborato come produttore con artisti affermati ed emergenti, segna il proprio esordio con l’album “Music for Closed Airports”, per Inri Classic.
L’album è frutto del tentativo estetico-musicale di avvicinare l’antico al contemporaneo, connubio che vede la propria realizzazione attraverso la sintesi di elementi sonori i più disparati: nei brani “Send Your Name To Mars”, “Sole” e “Sojourner” atmosfere dal carattere ambient-psichedelico offrono terreno fertile allo sviluppo di temi ritmici e melodici d’impronta jazz e funk.
Tali scenari sonori vengono poi a contrapporsi a brani dal carattere invece fortemente dinamico e ballabile, come “Oltremondo”, dove la voce del cantante lirico Bret Valdez viene decontestualizzata e inserita nel contesto contemporaneo della deep house.
L’Album, infine, giunge al termine con una cover di “Opening” di Philip Glass, dove è possibile assistere a un’interessante sintesi tra elementi analogici FM e schemi e campionamenti melodico-ritmici africani.
Oltre ai già citati Great Marx e Bret Valdez, alla realizzazione dell’album hanno partecipato Alberto Napolioni ed Emilio Merone (Electric Piano), Archelao Macrillo (Drums), Bridjet Jackson (Arpa), Giuseppe Diamanti e Otis Obaka (Tenor Saxophone) e Serena Abrami (voce in “Sojourner”).
È questa eterogeneità di generi e stili a rendere assai interessante “Music for CLosed Airports”, poiché qui si assiste proprio al travalicamento dei limiti proposti e imposti dalla musica ad alto consumo, andando così a creare atmosfere sperimentali nate proprio grazie alla commistione di generi tra loro differenti, dischiudendo infine la possibilità di osservare la musica da molteplici punti di vista.
TRACCIA PREFERITA: Omoge Togbayi
Tags: Frero, Neima Ezza, rap italiano, recensione