- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 01/02/2022

Massimo Zamboni, storico chitarrista e compositore dei CCCP – Fedeli alla Linea e dei CSI, (nati dalle “ceneri” del gruppo precedente), torna sul mercato discografico con “La mia patria attuale”, un disco che nasce dall’esigenza da parte dell’artista di rispondere ad una domanda che in questi anni di difficoltà risulta decisamente attuale: <<Perché è così difficile pronunciare la parola “Patria” al giorno d’oggi?>>.
I temi affrontati, come si può facilmente intuire, sono di taglio prevalentemente politico, apertamente rivolti al modo in cui la propaganda ha abusato in questi anni del concetto, appunto, di Patria. Nonostante certe canzoni richiamino le precedenti esperienze musicali di Zamboni (come “Italia chi amò”), con questo album la sua musica prende una svolta più cantautorale, riconoscibile in pezzi come “Tira ovunque un’aria sconsolata”.
Seppur egli in alcune tracce lasci intendere dei forti messaggi di speranza e unione, l’aria che aleggia nel disco rimane profondamente malinconica. Difatti, queste stesse speranze vengono ampiamente disattese negli ultimi brani, in particolar modo in “Il modo emiliano di portare il pianto”, in cui il cantato-parlato di Zamboni ricorda quello di una vera e propria onoranza funebre.
In conclusione, “La mia patria attuale” trova sicuramente nella potenza descrittiva ed espressiva dei testi di grandissimo spessore, che meriterebbero più di una semplice lettura, e nelle melodie assimilabili alle più classiche delle ballad i suoi punti di forza; ciononostante, il canto a tratti parlato, che può piacere come non piacere, rende il disco poco orecchiabile e lento nella sua scorrevolezza.
Insomma, “La mia patria attuale” di Massimo Zamboni è un’opera sicuramente apprezzabile per l’impegno sociale e politico; un esperimento nuovo da parte dell’artista che, purtroppo, non invita affatto l’ascoltatore medio ad ascoltarlo più di una volta, rimanendo così un progetto di nicchia.
TRACCIA PREFERITA: “Canto degli Sciagurati”