- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 22/12/2022

In un periodo in cui il rap tentava di spostarsi nel circuito mainstream, Mezzosangue ha rappresentato una speranza per tutti i fan che non approvavano quel cambio di direzione repentino. Le grafiche in bianco e nero, l’uso del passamontagna, le sonorità boombap, i testi polemici e irriverenti hanno fatto sì che il rapper romano diventasse un’icona del rap underground, anche se il materiale prodotto è al di sotto degli standard odierni. Ma noi di Primo Ascolto siamo tra quelli che ancora giudicano la qualità più importante della quantità, per cui nessun problema.
“Sete” è il nuovo album del rapper romano, e rappresenta uno step in avanti non indifferente rispetto a quanto fatto finora. Se i colori che rappresentavano l’artista erano scuri, tristi, ora tutto si capovolge, e per rendersene conto basta guardare il video della title track. Non solo, anche dal punto di vista musicale assistiamo a un cambio inaspettato: i suoni si modernizzano – ci sono richiami alla trap e al rock – e viaggiano di pari passo con i testi. Nessun aspetto sovrasta l’altro, tutto è in perfetto equilibrio.
Abbiamo già detto che “Sete” è un concept album? Nel corso dei quattordici brani che compongono il lavoro, il tutto è collegato da un filo conduttore: la sete, rappresentata come una richiesta, uno stato interiore, una necessità, e supportata dalla definizione di Società Liquida del filosofo e sociologo polacco Zygmunt Baumann.
Brani come “Diamanti”, “Flusso d’Incoscienza” e “Dopo l’Aurora” rappresentano l’apice del disco, perché vengono esplicitati i messaggi che passano dall’essere empatici a fluidi con il susseguirsi delle tracce. Ma “Sete” non è un lavoro di facile interpretazione e non tutte le sfumature possono essere colte in pochi giorni. Nonostante la possibilità di usare un’app per comprendere al meglio i testi, questi rimangono ermetici e difficili da decifrare anche dopo diversi ascolti. Ed è proprio questo alone di misticità ad affascinare e a lasciarci convinti che “Sete” è il miglior lavoro di Mezzosangue fino a questo momento.
Brano preferito: Dopo l’Aurora
Tags: Mezzosangue, rap italiano, recensione, Sete