- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 17/11/2023

Nello Taver è, prima di essere artista, un personaggio unico nel suo genere: avvelenato, irriverente, ironico e politicamente scorretto. Un ragazzone che sul web ha trovato la chiave del successo, e che ora sta scavandosi la sua porzione di fama anche nel mondo della musica.
Lo scorso venerdì è uscito il suo nuovo progetto discografico dall’emblematico titolo: “Fallimento”: un disco di undici tracce che contiene alcune collaborazioni molto interessanti, come “Nun M Piac” feat. Guè, “Un Amaro o Ti Sparo” feat. Speranza e “Selfidissing” in collaborazione con Inoki.
L’album in questione è un lavoro perfettamente integrato alla morale scorretta a cui Nello ha abituato i suoi fan: volgarità, giochi di parole, punchline irriverenti e critiche sociali neanche troppo velate, nascoste saggiamente dietro a testi apertamente espliciti e senza peli sulla lingua.
I fan dell’autore non potranno che amare alla follia l’ironia pungente dei brani qui contenuti, da “Massimo Troisi Freestyle 3” all’outro a suo modo toccante di “Nelluccio Story”, dove la vita dell’artista è raccontata senza filtri, in puro stile Nello Taver, senza mai dimenticare il divertimento che è sempre stato alla base dei suoi progetti musicali, fin dai freestyle caricati su YouTube.
Menzione d’onore alla geniale “Selfdissing” che, come recita il titolo stesso, è un diss a sè stesso, in cui viene definito “il trapper parallelo” da Inoki, uno degli artisti più famosi nella scena italiana proprio per i tanti beef partoriti. Un esperimento musicale inedito, che spiega in breve quello che Nello ha sempre fatto: decostruire tutti i possibili attacchi che qualcuno potrebbe fargli, così da essere semplicemente sé stesso, senza vergognarsi del personaggio da lui creato e interpretato.
“Fallimento” è progetto che sicuramente verrà apprezzato dai tanti fan, e che d’ora in avanti potrà avvicinare molti più ascoltatori allo stile scanzonato di Nello Taver.
Traccia preferita: “Selfdissing” feat. Inoki
Tags: Fallimento, Nello Taver, recensione