- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 26/06/2022

Il 17 giugno 2022 è uscito su tutte le piattaforme “HO UCCISO L’HIP-HOP ITALIANO” di Nello Taver, riedizione e sequel del suo primo EP “STO SALVANDO L’HIP-HOP ITALIANO”, che presenta cinque brani inediti del rapper campano, ma anche la pubblicazione ufficiale di una delle più importanti chicche mai partorite dal web italiano.
Solitamente quando ci si approccia alla musica di artisti controversi come Nello Taver – ma anche Pippo Sowlo, Bello Figo e gli ultimi arrivati Fuckyourclique, giusto per citarne alcuni – emergono due scuole di pensiero: c’è chi ne risulta indignato, gridando allo scandalo perché non riesce proprio a farsi piacere le punchline aggressive, politicamente scorrette, piene di black humor, meme e giochi di parole citazionistici e satirici, e chi invece tutte le caratteristiche qui sopracitate le ama alla follia e non può fare a meno di farle ascoltare, divertito, ai propri conoscenti.
Fu proprio tramite questo passa parola che circa tre anni fa – già solo a scriverlo mi sento un po’ più vecchio – divenne incredibilmente virale uno dei tanti freestyle caricati da Nello Taver sul proprio canale Youtube: HAPPY HIPPO FREESTYLE. Occhialetti giallo fluo, camicia discutibile, beat “preso in prestito” da Metro Boomin e una serie incredibile di rime ironiche sulla contrapposizione tra i giochi preferiti dalla propria generazione e le abitudini scomode che ne sarebbero derivate. Oggi quel freestyle conta ben 10 milioni di views, ma finalmente, dopo le innumerevoli richieste dei suoi fan, possiamo ascoltarlo anche su Spotify, riarrangiato in questo suo nuovo EP.
Il resto del progetto tiene fede agli standard qualitativi di Nello, andando ad affrontare diverse tematiche con la solita onestà scomoda del suo personaggio: ad esempio in “HO UN PROBLEMA” si pone a favore della legalizzazione delle droghe leggere, giustificandone l’utilizzo come unico possibile antistress in risposta alla pessima situazione lavorativa italiana; “VADO A MILANO FREESTYLE” critica invece l’ipocrisia e il lusso del capoluogo lombardo; mentre in “VUOLE UNA BIRKIN” dissa pesantemente le cosiddette “gold diggers”.
TRACCIA PREFERITA: HO UN PROBLEMA
Tags: Nello Taver, recensione