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Nicola Gullo: “i limiti sono solo nella nostra mente: ho sconfitto l’introversione” [INTERVISTA]

Il parallelismo tra poesia, cantautorato e rap ha dato alla luce, soprattutto negli ultimi anni, progetti decisamente interessanti, che vale assolutamente la pena prendere in considerazione anche perché specchio della nostra generazione.

Nicola Gullo non ama essere etichettato: l’artista calabrese ha fatto di questo connubio il proprio punto di forza, che lo ha aiutato a superare momenti difficili della propria vita con la continua consapevolezza che si può sempre migliorare.

Ciao Nicola, benvenuto su Primo Ascolto.
È uscito pochi giorni fa “Dammi uno strappo ancora”, il tuo nuovo singolo. Un brano dal forte significato, che racchiude la tua necessità di esprimerti: raccontaci la genesi del pezzo.

Circa due anni fa, erano passate appena 48 ore dalla scomparsa di mio padre, quella notte, mi svegliai all’improvviso e scrissi di getto il testo di “Fuoco Amico”. Cercavo di rievocare quanti più ricordi possibili e imprimerli sulla carta, nel timore che li avrei potuti perdere per sempre. Quel timore, quell’inquietudine ha trovato poi sfogo nella scrittura di nuove barre e pensieri, di quello che oggi è divenuto il testo di “Dammi uno strappo ancora”.

Ti sei affacciato sul mercato discografico intorno ai 40 anni: un’età insolita, se rapportata ai debutti dei tuoi colleghi. Quando ti sei reso conto di avere questo tipo di “vocazione”?

Beh, credo sia scaturito dalla mia passione per la poesia. Nello scrivere una poesia, mi trovo sempre a seguire il ritmo e la cadenza metrica dei versi. Ad un certo punto, ho sentito il bisogno di indirizzare un mio scritto verso il canto. Quando ho bussato per la prima volta, alle porte di uno studio di registrazione, sulla soglia, pensavo di non farcela, pensando per l’appunto all’età e al fatto di non aver studiato canto fin da ragazzo. Quella mia prima prova di canto si è rivelata poi un motivo di crescita artistica e personale. Ho iniziato quindi a studiare le tecniche pop e rap con insegnanti e vocal coach ed ho conosciuto molti “over” come me. La musica mi ha insegnato che i limiti esistono solo nella nostra mente e mi ha permesso di sfidare la mia introversione.

A proposito del tuo percorso artistico, sei partito nel 2019 con “Tra me e te”, un brano che presentava delle caratteristiche più urban rispetto alle recenti release e maggiori inserti rap, confermati poi nella successiva “Fuoco Amico”. Nel 2022 Nicola Gullo si sente più rapper o cantautore?

Non amo definirmi attraverso etichette. Il genere che scelgo dipende molto dal tema trattato e da ciò che mi fa sentire. Cerco di assimilare e trasmettere il meglio da entrambi i generi nel descrivere ciò che sto attraverso nella vita di tutti i giorni.

Il rap è letteralmente esploso in Italia soprattutto negli ultimi anni, anche a livello mainstream: quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente il tuo stile e quale collega, magari delle tue zone, ti senti di consigliare?

Non è facile attribuire quale sottogenere del rap assomiglia di più a ciò che faccio. L’influenza maggiore l’ho avuta dalla Dogo Gang e in particolare da Guè, ma anche Marracash, i Colle del Fomento, Kaos One, Fabri Fibra.

Un rapper calabrese che mi sento di consigliare è Kento, rapper e scrittore che si adopera con la sua arte al riscatto sociale dei minori a rischio.

Ad oggi hai pubblicato quattro singoli, che hanno messo in mostra le tue peculiarità ed il tuo stile. In chiusura d’intervista ti chiedo: Nicola Gullo è pronto a rilasciare una raccolta d’inediti oppure i tempi non sono ancora maturi?

Rilasciare una raccolta di inediti è il mio prossimo passo. Sto raccogliendo le giuste sensazioni e sono alla ricerca di nuove sonorità. Al momento, non mi sento di azzardare ipotesi circa le date ma, di certo, sarò fedele alla cultura hip hop.

 

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