- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 11/04/2023

“OUTSIDER” non è solo il titolo del nuovo disco di Nitro, è anche un modo di fare: il rapper dall’inizio della sua carriera cerca di distinguersi, ispirandosi a film e musica a volte inusuali per chi fa rap, ma che alla lunga ha ripagato in termini di originalità. Quando tutti proponevano un nuovo suono, nuovi flow, l’artista ha proseguito per la sua strada, fregandosene di cosa stesse funzionando in quel momento e proponendo ciò che più gli aggradava.
Con questo nuovo progetto si ha la sensazione che Nitro si sia voluto allontanare ulteriormente dai colleghi, e basta dare un primo ascolto al disco per rendersene conto: la prima cosa che salta all’occhio sono i featuring – pochi e con nomi inaspettati – la seconda sono le diverse sonorità utilizzate.
Le produzioni sono un riepilogo delle sperimentazioni provate dal rapper in questi anni, difatti troviamo brani classici (“IN HEAVEN”, “ANYWAY”, “FANGORIA”), drill (“BMW”, “N.N.F.”), trap (“FULL IMMERSION”), rock (“CONTROL”, “PARANOIA”), struggenti (“FIORI”, “ABISSI”) e hardcore (“SNAKES”).
Questa eterogeneità dà modo al rapper di variare il disco e di confrontarsi con nuove soluzioni: non sempre, però, queste risultano essere le scelte corrette. I primi due singoli lasciarono pensare ad un disco diverso, costruito in un’altra maniera, e la soluzione finale ha qualche pecca che si poteva evitare ma che non rovina l’esperienza d’ascolto. Certe linee melodiche, soprattutto nei casi in cui sono presenti le nuove leve, risultano essere sottotono: c’è la voglia di integrarsi nei nuovi sottogeneri, ma ancora manca l’attitudine giusta.
L’ultima fatica di Nitro conferma quanto il rapper di Vicenza ci tenga alla sua unicità. Ci sono un paio di episodi forse troppo omologati per quello che è il concept generale del progetto, ma in generale non ci si può lamentare: il livello del rap è sempre alto, e se si cerca qualcosa di diverso, Nitro è sempre l’artista giusto per cambiare.
Traccia preferita: FANGORIA
Tags: nitro, OUTSIDER, rap italiano, recensione