- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 04/02/2022

Dopo otto, lunghi, anni di silenzio è tornato sul mercato discografico Paolo Moccia, artista con alle spalle un’esperienza ventennale nel mondo del cantautorato: “Di oggi e per domani” è difatti disponibile dallo scorso 13 novembre sulle principali piattaforme streaming.
L’approccio, fin dalle prime battute, rimane piuttosto simile allo stile che ha accompagnato i progetti precedenti, molto vicini per linee melodiche e vocali ai lavori che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio dello scorso secolo.
Nei dodici brani che compongono il long play, Moccia si affida infatti a parecchie ballad intense ed emozionanti (“Chiara”, “In una domenica”, o la stessa titletrack), che ricoprono un ruolo fondamentale nell’economia dell’album nonostante qualche passaggio musicalmente all’avanguardia: è il caso di “Il giorno bianco”, ma soprattutto di “Collotorto”, pezzo caratterizzato da digressioni velatamente funky ed elettroniche che rendono più leggere le riflessioni esistenziali proposte dall’autore.
A livello di tematiche si può rimproverare poco all’artista, che si dimostra costantemente in grado di argomentare e proporre contenuti di un livello accettabile: piace la “Meravigliosa ossessione” di Paolo Moccia nei confronti della musica, così come il quadro familiare proposto nella successiva “Le principesse”, o ancora la critica sociale esposta in “È anche il tuo mondo”; non colpisce invece al primo ascolto “Foglie a Central Park”, forse per la poca intensità emotiva del ritornello.
“Il coraggio che mi è mancato” racconta, con l’ausilio di quesiti esistenziali, i motivi per il quale l’autore non sia riuscito definitivamente ad emergere; “Un bimbo come te” e la già citata titletrack chiudono il progetto, che torna con decisione su argomenti più intimi ed emotivi.
La sensazione generale è che Paolo, di cose da dire, ne aveva fin troppe: in più di un occasione, infatti, lascia poco respiro alla musica, con una subordinazione del testo alla strumentale non sempre impeccabile. Le stesse liriche ne risentono in maniera direttamente proporzionale, perdendo in qualche caso quell’armonia creata dalle vibes del brano.
Paolo Moccia è un buon paroliere ed un discreto interprete, molto legato alle caratterizzazioni della musica pop nostrana di qualche anno fa: nonostante sia di difficile collocazione nell’attuale mercato, i suoi testi e la sua spontaneità rimangono apprezzabili, così come il suo oculato stile interpetativo.
TRACCIA PREFERITA: Collotorto