- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 25/02/2021

Cantautore e Chitarrista italiano di grande spessore (le sue canzoni sono presenti nelle discografie di Mina in “Io e Te”, Giusy Ferreri, Irene Grandi e Marina Rei), Paolo Benvegnù ha pubblicato, il 14 febbraio 2020, il suo nuovo progetto intitolato “Delle Inutili premonizioni Vol.1”.
Un album dai tratti folk, intimistici e malinconici, ma allo stesso tempo dal forte carattere sognante, dinamico e reale. La perfetta coesistenza simultanea di questi elementi è resa soprattutto dalla grande vena narrativa della musica di Benvegnù, la quale si fonde splendidamente con l’ambientazione descritta dalla sola chitarra, creando un lontano (ma neanche troppo) grado di parentela con quella dimensione rurale della campagna descritta da Cesare Pavese: uno spazio sconfinato, libero, a-spaziale e a-temporale, dove tutto può succedere, anche nel momento più quieto e silenzioso (come insegna proprio il suo “Paesi tuoi”).
Lo scopo dell’album “Delle inutili premonizioni” è quindi quello di raccontare profondamente singoli episodi a metà strada tra il reale e l’onirico (“Ho visto lo stesso sogno nelle tue mani”), tra esteriore ed interiore, il cui vero significato non è comprensibile al primo ascolto: i brani, infatti, sono collegati tra loro, e costituiscono un compendio di episodi di vita quotidiana, sogni e pensieri da decodificare piano piano.
TRACCIA PREFERITA: In dissolvenza
Tags: Delle inutili premonizioni, Paolo Benvegnu, recensione