- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 20/12/2022

Pitagora affermò che il suono perfetto, ossia il livello più alto di armonia, risiede nel suono del cosmo, ma noi non lo percepiamo poiché ne siamo immersi, essendo noi stessi parte del cosmo. Il mezzo che l’essere umano ha sviluppato per rendere udibile tutto questo è, secondo Boezio, la “musica in strumenctis”, ovvero sia la musica prodotta attraverso l’artificio dell’uomo, quindi vocale e strumentale.
Questi concetti sono ancora ampiamente analizzati dalle arti del teatro e della musica, le quali vedono nell’emissione sonora la manifestazione fisica dell’Io-vivente, e questo sembra anche l’approccio usato da Pasquale Punzo nel suo ultimo album, intitolato “Solo and Chamber Music”.
L’album si apre con una un trittico costituito da Flare I, Flare II e Flare III il quale vede, come unico protagonista/oggetto d’indagine il flauto traverso: esso, in Flare I, sembra prendere vita a partire da un ‘Souffle’, un soffio generatore di vita, un esile emissione di fiato, la quale è accompagnata da repentini/continui “suoni di chiavi”, atti a testimoniare una qualche primordiale entità percussiva-sonora.
Tale dato sonoro-materico si renderà manifesto soltanto in “flare III”: qui, il dato percussivo, il dato sonoro e il dato spaziale si intersecano, dando così esistenza alla forma.
Affrontano poi queste tematiche anche altri strumenti, come il pianoforte in “Come Se il Mare Separandosi”, o il trio d’archi in “Tra Le Petraie D’un Greto”: “Solo and Chamber Music” si rivela un album che richiede, ma che soprattutto merita, di essere esperito con coscienza, apprezzandolo nella sua interezza, nella sua forma complessiva.
Non è facile trattare il tema del “Suono”, ma Pasquale Punzio è riuscito a dimostrare ottime abilità, rendendo l’intero album in grado di prendere vita e comunicare allo spettatore quelle che sono state le sue esperienze artistiche.