- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 02/10/2020

Il nuovo progetto discografico di Peppo (all’anagrafe Pietro Ranieri) s’intitola “Tutto quello che io so”, album autoprodotto contentente 10 brani per una durata complessiva che supera di poco la mezz’ora.
Un lavoro ambizioso e determinato, che trova riscontro sin dalla dichiarazione d’intenti presente nell’intro dell’album: Peppo anticipa all’ascoltatore la temeraria passione scolpita in “Tutto quello che io so”, dove c’imbatteremo in una serie di riflessioni fortemente condivisibili.
C’è tanta carne al fuoco, infatti, tra le dieci opere del rapper bolognese, che ci propone ponderazioni realistiche senza timidezza, con coraggio e talento: tra considerazioni esistenziali, critiche nei confronti della società moderna e liliale introspezione l’artista ci propone il proprio punto di vista, con il costante bisogno di scrollarsi dalle spalle il peso del mondo ed una tenacia che mira a spronare l’ascoltatore.
Di pregevole fattura anche la struttura produttiva dell’album, curata quasi completamente dal fido Mstar: convince sopratutto la peculiarità nell’utilizzare sonorità che spaziano tra diversi generi musicali come rock, funk o addirittura reggaeton, riuscendo in qualsiasi occasione a supportare la potenza espressiva del giovane Peppo e consolidando l’immediatezza dei suoi concetti.
Infine, oltre ai contenuti, “Tutto quello che io so” dimostra una buona tecnica da parte dell’autore: apprezzabili sia extrabeat che punchline, mentre andrebbe irrobustita la linea vocale, che a tratti viene penalizzata della ridondanza delle sonorità utilizzate ma che non pregiudica la valenza del progetto.
TRACCIA PREFERITA: OVERDOSE
Tags: Peppo, recensione, Tutto quello che io so