- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 07/11/2022

La prima cosa che mi ha colpito di Piergiorgio Tedesco, ancor prima di ascoltarlo, è stata l’onestissima biografia con cui si descrive sui propri profili nelle varie piattaforme streaming digitali. Qui, il cantautore torinese vi racconta un po’ il proprio percorso artistico, ricco di gavetta ed esperienze, ma affiancato da un’impegnata vita lavorativa nell’ambito delle comunicazioni e delle pubblicità.
È proprio in queste brevi, ma sincere righe, che si può evincere la chiave di lettura del suo nuovo album, uscito lo scorso 16 ottobre e intitolato “Exit Strategy”. La caratteristica più evidente del progetto è infatti l’incredibile passione che Piergiorgio dedica alla propria musica, la quale come dichiarato da lui stesso, seppur negli anni gli abbia portato diversi riconoscimenti a livello nazionale, non gli ha concesso di abbandonare la propria professione a tempo pieno.
Eppure, alla faccia dell’hobby, questo progetto risulta curatissimo nei dettagli, nella sua ricercatezza in grado di sorprenderci per diversi fattori. Innanzitutto, la poliedricità dell’artista, capace di spaziare all’interno della tracklist da brani più sentimentali e lenti come “Annecy”, al forte sentore di nostalgia espressa in “1978” e “30 anni in più”, passando per sonorità più punk-rock in “Il Monte Fuji nella mia stanza” e, la title-track del disco, “Exit Strategy”.
Soffermandoci maggiormente su quest’ultima, qui esce fuori a pieno la vena polemica di Piergiorgio che, senza alcun freno, spara a zero su una serie di personaggi controversi del nostro periodo, ovvero i no-vax, chi nega l’emergenza ambientale e i nostalgici del fascismo. Questi sono presi di mira all’interno di un cantato volutamente prepotente e frenetico, metafora della polvere mediatica che li aleggia.
Altra piccola menzione di merito per “Voglio fare l’Umarell”, pezzo country su cui Piergiorgio espone, invece, il suo lato più scherzoso, descrivendo l’invidia verso chi può godersi serenamente la pensione nonostante facciano, appunto, una vita da anziani: privilegio che a quelli della sua generazione e a quelli più giovani è di fatto negato.
Brano preferito: Exit Strategy