- per Antonio Contu'
- in Novità
- on 09/11/2022

Tra le chiacchierate più interessanti della stagione annoveriamo anche quella con Piergiorgio Tedesco, navigato cantautore torinese che con “Exit Strategy” aggiunge una nuova perla alla sua discografia.
Oltre a raccontarci del nuovo progetto, con Piergiorgio si è discusso di attualità, di passato ma anche di futuro: nel 2023, infatti, è previsto il suo ritorno sul palco per presentarci adeguatamente il suo ultimo lavoro.
Buongiorno Piergiorgio, e benvenuto su Primo Ascolto. Da poche settimane è uscito “Exit Strategy”, il tuo nuovo album: un progetto in cui hai inserito nostalgia, critica sociale e sentimentalismi. C’è un filo conduttore che lega tutto ciò?
Diciamo che ho “registri” diversi e quelli che hai citato sono aspetti alternativi del mio modo di scrivere, che spazia dall’invettiva sociale a momenti più intimistici. Il filo conduttore è rappresentato dal fatto che oggi siamo quasi tutti alla ricerca di una via d’uscita da una realtà che si fa sempre più pressante e qualche volta pericolosa. Il vero epicentro dell’album, oltre a “Exit Strategy” stessa, è “Come Vento”, che è solo apparentemente una canzone sentimentale ma che in realtà esprime proprio la necessità di una vita più vera e lontana dalle convulsioni del mondo. Non sono poi molto d’accordo sulla nostalgia: per me è più una rilettura del passato per cui però non provo quasi mai un senso di rimpianto.
Il long play si apre e si chiude con dei pezzi dalla forte attitudine punk, inconsueta per noi che ti abbiamo conosciuto sotto altre vesti.
C’è una motivazione ben precisa dietro questa tua scelta artistica?
Il rock, anche nella declinazione post-punk, fa parte dei miei ascolti e della mia cultura musicale, anche se riconosco che nei precedenti lavori era emerso poco. Probabilmente gli anni per certi aspetti “estremi” che stiamo vivendo hanno contribuito a tirare fuori un sound un po’ più duro.
Il fatto che i pezzi più rock siano posizionati all’inizio e alla fine dell’album è dovuto semplicemente ad esigenze di scaletta.
In tutti i tuoi lavori è percepibile la grande passione per il cantautorato storico e politicamente impegnato, ed in “Exit Strategy” racconti di quanto sia grottesca l’attuale situazione del nostro paese, dove i problemi sembrano spandersi a macchia d’olio. Nel 2000, in “Stagioni”, Guccini prevedeva delle future rivolte: credi che il nostro popolo sia davvero in grado di ribellarsi alle decisioni?
Guccini si riferiva ad un altro periodo storico e a Che Guevara; dato che in qualche modo credo in una certa circolarità della storia, temo che ora siamo in una fase di involuzione, molto dannosa e pericolosa. La speranza è che, a forza di scavare, nascano nuove consapevolezze e nuove unità di intenti. Che poi, tradotto nel pratico, significa riprendere il discorso della giustizia sociale, dell’ambiente e dei diritti: su come e quando, si accettano scommesse. Guccini comunque scriveva: “Da qualche parte un giorno, dove non si saprà… il “Che” ritornerà”.
Rimanendo in ambito sociale, credi che le future generazioni potranno mai vivere quella spensieratezza da te raccontata in “1978”?
Io nel 1978 ero un bambino, per cui racconto quel periodo con quegli occhi lì, ma il mondo intorno era pieno di conflitti, si pensi che il rapimento Moro è proprio del ’78. Però come pre-adolescente scoprivo il mondo, le ragazzine, il calcio, la musica e i conflitti entravano anche in casa ma rimanevano sullo sfondo, erano una roba da grandi.
Dei ragazzini di oggi non so molto, ma spero che siano lasciati liberi di scoprire le cose con la serenità e la lentezza necessari, senza farcirli di studio, impegni sportivi e vita sociale, tanto per prepararli meglio alla competizione assurda che c’è oggi nella vita “adulta”.
Prima di salutarci ti chiediamo qualche info utile: hai in programma di presentare dal vivo “Exit Strategy”? E se sì, ti avvarrai di una band?
Si, ma purtroppo i concerti previsti in autunno sono “saltati” per una serie di imprevisti personali, con mio grande rammarico. Conto di riprendere il discorso nei primi mesi del prossimo anno. Sicuramente mi avvarrò della collaborazione degli amici che mi hanno accompagnato nella registrazione di Exit Strategy, per cui in primis Simone Ferrero, Edoardo Luparello e Brian Allan a cui va il mio ringraziamento. Poi sono a “geometria variabile”, per cui posso esibirmi anche solo con la chitarra, dipende dalle circostanze. In ogni caso, vi aspetto!
Una risposta.
Bellloooo!!