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Prhome: “Se vuoi vedere un risultato devi finire la strada che hai intrapreso” [INTERVISTA]

Far passare troppo tempo tra una release e l’altra è, discograficamente, controproducente: bisogna battere il ferro finché è caldo, perché le mode passano e si rischia seriamente di non suscitare più interesse.

Il caso di Prhome, invece, è diverso: l’artista ha abbandonato il mercato musicale per motivi personali nel 2012 salvo poi tornare sui suoi passi nel 2020, con lo stesso stile e grinta che ha contraddistinto una carriera più che rispettabile.
Pochi giorni fa è uscito il suo nuovo singolo, “Maca“, e ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda e per toglierci qualche curiosità.


Ciao, benvenuto su Primo Ascolto.
Da pochi giorni è disponibile “Maca”, il tuo nuovo singolo che dà ulteriormente lustro alla tua seconda vita artistica, dopo il ritorno sul mercato musicale di due anni fa. La sensazione che si avverte ascoltando il brano è quella di una critica sociale nemmeno troppo velata alle nuove generazioni, ormai troppo condizionate dalla brama di ottenere tutto e subito.
È un analisi corretta?

La maca è una pianta erbacea che viene dalla Bolivia e dal Perù. La sua radice ha diverse proprietà e si usa come ricostituente naturale. Nel pezzo dico che se vuoi vedere la plata (la grana, il denaro) devi finire la maca. Quello che intendo dire è che se vuoi vedere il denaro o un risultato devi finire la strada che hai intrapreso, devi finire la gavetta.”


Come dicevamo poco fa hai deciso di tornare a fare musica dopo un lungo periodo d’inattività durato ben 8 anni, ma la tua prima release del nuovo corso coincide anche con l’avvento della pandemia in Italia. Il confinamento obbligatorio di quel periodo ti ha dato un ulteriore spinta a livello creativo oppure ha rischiato di rovinare i tuoi piani?

Mi ha dato più tempo per pensare ad un po di cose, questo sì, ma la spinta a livello creativo me la sono data io, non la pandemia.

In molti pezzi della tua discografia, compreso “Maca”, è tangibile la forte influenza di atmosfere sudamericane, nei testi come nelle produzioni: da dove nasce questa tua proclività?

Qui dobbiamo andare veramente indietro negli anni. I miei primi album erano per lo più destinati ad un mercato internazionale aperto a queste sonorità essendo prodotti da etichette provenienti dall’area losangelina e di San Diego. Ho sempre fatto musica rispettando le mie “predisposizioni” e facendo quello che mi piaceva di più nella maniera che mi piaceva di più e a livello di gusto sono sempre stato più ad Ovest, ormai questo penso sia abbastanza chiaro.

Come ti rapporti con l’evoluzione del genere in Italia? Trap, drill e derivati spesso spostano l’attenzione da ciò che dovrebbe veramente rappresentare la cultura hip-hop. “Maca” dimostra che sei un artista aperto alle innovazioni: ti è mai capitato che il tuo background “freni” la necessità di azzardare troppo nelle sperimentazioni?

Si spostano gli accenti, possono cambiare i tipi di metriche e di sonorità ma la matematica non cambia mai (si la matematica perché la musica è matematica se la prendiamo solo dal punto di vista compositivo) . Sono aperto a tutto quello che mi fa stare bene e divertire e che rimane dentro un certo tipo di range di valori e concetti. Il problema non è mai stata la trap, ma i trapper ma guarda che è uguale ai rapper.. il problema di un certo tipo di rap non era il rap stesso ma i rapper. È sempre così.

Contestualmente con la tua carriera artistica hai “ripristinato” anche la label “True Life”, di cui sei capo e fondatore: quali sono gli obbiettivi a lungo termine dell’etichetta?

“Resistere” cercando di “Creare valore” attraverso la musica delle persone che ne fanno parte. Troppo ambizioso?

In passato hai collaborato con molti artisti che hanno scritto la storia del rap in Italia: DJ Jad, Vacca, Esa e Bassi Maestro sono solo alcuni dei nomi che è possibile incontrare nella tua discografia. Sei riuscito, in questi anni, a mantenere saldi i rapporti con alcuni di questi nomi?

Si in modo particolare con Dj Enzo, Flycat, Jad e Ale (Vacca) .. ma qui c’è del rispetto che va al di là dell’aspetto artistico. Alcuni di loro sono stati anche al mio matrimonio e con alcuni di loro mi sono sentito anche nel periodo (2012 – 2020) in cui non ho fatto musica.

Ultima domanda, prima di salutarci. La tua bio ci ha svelato il progetto discografico in cantiere per il prossimo futuro, che rappresenterà il tuo quarto album ufficiale: riesci a spoilerarci qualche info in più (periodo d’uscita, featuring, ecc..)?

È ancora troppo presto, in autunno sarà tutto più chiaro e vi prometto che ci risentiremo presto per il nuovo singolo al quale sto già lavorando. “StayTrue “.

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