- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 27/09/2022

A distanza di 3 anni dal suo primo disco, il rapper e cantautore Rasmo torna a pubblicare musica inedita con il suo nuovo album “Roma Vuota”, uscito lo scorso 23 settembre per Luppolo Dischi.
A far da filo conduttore di questo ultimo progetto, prodotto interamente da Delta, vi è una figura femminile, la quale rappresenta canzone per canzone delle vere e proprie fotografie della vita dell’artista, cui vicende non potevano che essere ispirate e ambientate da Roma, la sua città di nascita.
Gli 8 brani all’interno di “Roma Vuota” rispecchiano le due evidenti personalità musicali di Rasmo: la prima è quella della sua formazione “tradizionale”, frutto degli studi di piano jazz al Saint Louis nella Capitale; la seconda, invece, è scaturita dalle influenze dei generi che vanno per la maggiore, ovvero la scena urban che domina le classifiche odierne e presenta sonorità proprie al rap, all’indie e al pop. In quest’ultima veste, la fanno da padrona l’ottima metrica e la lirica del cantante, con risultati simili a determinati lavori di artisti quali Frah Quintale, Carl Brave e Coez.
Ciò detto, nonostante l’innegabile orecchiabilità di pezzi più contaminati dai nostri tempi, come ad esempio “Glovo”, “C’est la vie”, “Gianicolo” o “Bene Punto”, in collaborazione con Lita, a mio avviso, la potenza di questo “rappautore” romano, come a lui stesso piace definirsi, esce completamente allo scoperto quando prevale l’indole meno “elettronica” del disco.
Dunque, è per questo che, fra tutte le canzoni di “Roma Vuota”, la mia preferita è sicuramente “Pioviccica”: un perfetto esercizio di stile delle capacità di Rasmo e del suo produttore Delta, in cui, grazie alla forza del “groove” di basso e batteria, si sente a pieno l’animo jazz dei due musicisti e tutta la bravura negli incastri del rapper, che ci ha lasciato davvero a bocca aperta per il bellissimo mood che è in grado di infondere.
Testi: 6,5
Musica: 7,5
Originalità: 7,5
Tags: Rasmo, recensione, Roma vuota